Giorni contati per evitare i 2511 licenziamenti annunciati da Almaviva: la procedura di esubero scade il 18 dicembre, e da quel momento potrebbero partire le missive, ma intanto ieri si è registrato un altro scontro tra azienda e sindacati, mentre il governo ha convocato un ulteriore incontro per lunedì 12. Il colosso dei call center ha deciso di ritirare la propria proposta di accordo dal tavolo, avendo registrato – spiega una nota – «la totale indisponibilità» da parte della controparte. Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom, dal canto loro, hanno definito «impercorribile» la strada indicata dal gruppo.

A spiegare nel dettaglio la proposta dell’azienda è la Fistel Cisl: «Prevede la riduzione del salario attraverso la perdita di un livello professionale – ad esempio, chi è al quarto livello passerebbe al terzo con conseguenze economiche sulla retribuzione – e l’azzeramento degli scatti», spiega il segretario nazionale Giorgio Serao.

Queste misure – prosegue la Cisl – «sarebbero, a dir loro, temporanei, finché il quadro economico aziendale non si riprende (oggi perdono 2 milioni al mese)», mentre altre soluzioni presentate da Almaviva «prevedono esodi incentivati e partecipazione dei lavoratori al consiglio di sorveglianza».

Proposte che il sindacato ha ritenuto non solo «impercorribili», ma anche «contraddittorie» con le misure che il governo dovrebbe mettere in atto per contrastare delocalizzazioni e gare al massimo ribasso: «Abbassare il costo del lavoro significa dare ad Almaviva un gap competitivo in più rispetto ad altri operatori e così rischiamo di annullare i vantaggi che le norme previste dall’esecutivo possono portare al settore», conclude il segretario Fistel.

«Vogliono sia gli ammortizzatori sociali che l’abbassamento del costo del lavoro ed è una cosa non fattibile – aggiunge Martina Scheggi di Slc Cgil – I lavoratori non ce la fanno e noi dall’inizio abbiamo detto che su questo non abbiamo margini di manovra». Per il tavolo di lunedì 12, «siamo disponibili a fare un ragionamento serio su come utilizzare gli ammortizzatori sociali, su altro non possiamo lavorare».

Il mix di ammortizzatori e taglio temporaneo del costo del lavoro sembra l’unico praticabile a parere di Almaviva, che rifiuta di appoggiarsi sui soli sussidi statali: «Al settembre 2016, Almaviva Contact ha registrato un fatturato ridotto del 50% negli ultimi 4 anni, pari a 100 milioni di euro, avendo mantenuto invariata una forza lavoro in Italia di 9 mila persone, delle quali 8 mila a tempo indeterminato – spiega il gruppo – Le perdite medie mensili afferenti ai soli siti di Roma e Napoli nel periodo successivo all’intesa (del maggio scorso, ndr), ammontano a 1,2 milioni di euro su ricavi pari a 2,3 milioni, pur in presenza di ammortizzatori sociali».

«Il governo non intende assecondare tagli ai salari – dichiara la viceministra allo Sviluppo Teresa Bellanova – Ho invitato le parti a una trattativa a oltranza, per arrivare a una revoca della procedura di licenziamento. Il governo ha stanziato nella legge di Bilancio 30 milioni di euro destinati al settore, rendendo effettivi i controlli su chi delocalizza e aumentando le multe fino a 150 mila euro. Sono già state comminate le prime sanzioni ai call center inadempienti situati nei Paesi extracomunitari».