Lunedì prossimo per i lavoratori di Almaviva ci sarà un nuovo sciopero, il terzo in rapida successione, contro l’annunciato licenziamento di 2.988 operatori a Palermo, Roma e Napoli. Nel pomeriggio è previsto un presidio davanti al ministero dello Sviluppo, dove in contemporanea si torneranno a riunire azienda, sindacati e governo, dopo la fumata nera di giovedì. Ieri i circa 8 mila addetti hanno incrociato le braccia: a Palermo c’è stato un sit-in davanti alla prefettura; un presidio a Roma in piazza Santi Apostoli, una delegazione è stata ricevuta a Palazzo Chigi dal sottosegretario Claudio De Vincenti. «Lavoratori e rappresentanze sindacali vogliono affrontare una discussione di merito, priva di veti ideologici» ha spiegato Michele Azzola, segretario Slc Cgil. «È una situazione drammatica – dicono i confederali – Il governo non recepisce le proposte avanzate unitariamente dal sindacato: 3 anni di ammortizzatori sociali, il rientro del lavoro dall’estero, la lotta alle gare al massimo ribasso».

A fine mese scadranno i contratti di solidarietà in piedi da 4 anni, il 5 giugno potrebbero scattare le procedure di licenziamento. Il 4 maggio il 95% dei dipendenti ha bocciato l’intesa raggiunta al Mise, che prevedeva per sei mesi contratti di solidarietà applicati al 45% a Palermo e Roma e al 35% a Napoli con revoca dei licenziamenti. Una misura che sarebbe pesata su buste paga già molto basse. In cambio il governo si impegnava a correggere un settore caratterizzato da una concorrenza selvaggia, dalla mancata applicazione delle leggi per scoraggiare le delocalizzazioni e delle clausole sociali.

Almaviva Contact ha precisato in una nota: «Il piano di riorganizzazione si è reso indispensabile per l’urgenza di riportare l’azienda in condizioni di corretto equilibrio industriale nell’attuale contesto di mercato. Il pluriennale ricorso a strumenti di solidarietà difensiva, che comportano un costo molto rilevante per la società, non è assolutamente più sufficiente a fronteggiare la situazione di crisi strutturale e la gestione degli esuberi dichiarati». In merito al rinnovo del contratto di solidarietà: «La valutazione sulla tipologia e sulla durata degli ammortizzatori sociali può essere considerata unicamente in presenza di contestuali proposte dirette ad affrontare in modo strutturale l’insostenibile condizione di squilibrio economico di Almaviva Contact, garantendo la messa in sicurezza dell’azienda e dei suoi lavoratori». La società negli ultimi mesi avrebbe continuato ad accumulare perdite superiori a 1,5 milioni di euro al mese.

«Il tavolo di trattativa è in seduta permanente – ha ribadito la viceministra allo Sviluppo Teresa Bellanova – gli ammortizzatori sociali sono disponibili per 36 mesi, il problema è avere la volontà di discutere le questioni. La prima è la revoca dei licenziamenti». I lavoratori però chiedevano ammortizzatori ordinari e strutturali su un periodo più lungo per permettere interventi che correggessero le distorsioni del settore. «Ho dato la disponibilità ad avere incontri mensili – prosegue – perché nel frattempo è aperto anche un tavolo di settore. Nessuno può pensare di imporre in una vertenza aziendale una riforma del mercato del lavoro che abbiamo già fatto sei mesi fa».

Un gruppo di lavoratori Almaviva ha effettuato chiamate di controllo ai numeri verdi per verificare il rispetto della normativa in materia di delocalizzazione dei servizi di customer care. «L’obiettivo – spiega la Slc Cgil – è quello di coadiuvare le ispezioni del Mise». Sono stati contattati i numeri verdi di Acea, Amazon, Apple, Fastweb, Groupon, H3G, Sky, Telecom, Vodafone, Wind. «Le chiamate sono state 365 – prosegue la nota -, 176 hanno ricevuto risposta da operatori all’estero. Soltanto il servizio clienti di Vodafone avvisa che la risposta verrà data dall’estero. In nessun caso è stata data la possibilità di scelta tra la risposta di un operatore in Italia e quella di un operatore all’estero, come invece previsto dalla legge in vigore da quattro anni». La norma prevede una multa (finora mai comminata) di 10 mila euro al giorno, a gennaio 2015 l’allora ministra dello Sviluppo Federica Guidi si era impegnata a controllarne l’applicazione.