Non sembra esserci mai pace nel mondo Almaviva: lo scontro nel colosso dei call center si è riacceso adesso a Palermo, dove il gruppo romano controllato dalla famiglia Tripi ha deciso di scorporare la sede (con i suoi 3400 operatori) per creare una newco. Non sarà più insomma parte della società attuale – Almaviva Contact – ma diverrà una srl indipendente, controllata comunque dalla stessa Contact al 100%. Un’operazione industriale che la holding ha comunicato ai sindacati con una lettera inviata mercoledì, e che ha diffuso l’allarme: per la Fistel Cisl, che ha annunciato una mobilitazione, «più che di newco si deve parlare di bad company: il tentativo di dar vita a un contenitore-spazzatura per mettere successivamente in moto la macchina dei licenziamenti».

VA ILLUSTRATO INNANZITUTTO il contesto: la sede di Palermo, così come quelle di Roma e Napoli, è stata coinvolta nel piano di riorganizzazione ed esuberi che l’anno scorso ha tenuto banco per mesi sulle cronache nazionali. Ma mentre a Roma la vicenda si è conclusa con i 1.666 licenziamenti di Capodanno, le due sedi del Sud hanno invece accettato un severo piano di tagli (ai trattamenti dei lavoratori) pur di conservare tutti i posti. Nel capoluogo siciliano, spiega la Fistel Cisl, è stato siglato un accordo che scade il prossimo 12 giugno, e che ha assicurato ad Almaviva «l’abbattimento per 4,5 milioni del costo del lavoro».

Insomma, una sorta di «efficientamento» e di recupero di una produttività che a detta di Almaviva scarseggiava, a Palermo ci sarebbe già stato. Ma evidentemente all’azienda non basta, se adesso ha deciso di staccare il ramo d’azienda (e in particolare solo la sede di Palermo) per un obiettivo «di riorganizzazione, consolidamento e riequilibrio complessivo». Ma perché, in cosa il sito siciliano sarebbe ancora inefficiente?

SENZA PELI SULLA LINGUA, il presidente di Almaviva Contact, Andrea Antonelli, risponde a questa domanda puntando il dito contro i suoi dipendenti palermitani, includendoli tra i fannulloni dell’isola. Riagganciandosi all’allarme lanciato dal «presidente della Regione siciliana Nello Musumeci», che «ha sollevato il velo di silenzio e ipocrisia sul fenomeno dell’improprio utilizzo della legge 104/92» (i permessi concessi per assistere i parenti disabili, ndr), Antonelli ha spiegato che in Almaviva Palermo «la percentuale di fruitori è preoccupante: supera il 17%».

«Una percentuale – rincara il presidente di Almaviva Contact – che è peraltro analoga a quella rilevata all’interno dell’amministrazione regionale. E che risulta doppia a confronto con la vicina sede di Catania, e superiore del 70% rispetto alla media nazionale degli altri centri della Società».

CATANIA – INSIEME ALLE SEDI di Rende e Milano – è sempre stata citata come fiore all’occhiello sul piano della competitività dalla stessa Almaviva, a differenza appunto di Palermo, Napoli e Roma, sottoposte a una fortissima cura «dimagrante» a colpi di licenziamenti, rinunce su scatti, tfr e ampio ricorso agli ammortizzatori.

La paura, spiega la Fistel Cisl, è che «lo scorporo della sola sede di Palermo sia un modo per caricare sul neonato spin-off le passività del gruppo». «Un’operazione – prosegue il sindacato – fatta a ridosso della scadenza dell’accordo fissata per il 12 giugno e delle commesse», da Trenitalia ad Alitalia, da Wind a Tim e Sky. Il preludio di una «carnezzeria sociale».

UN INCONTRO SULLA cessione d’azienda tra Almaviva e sindacati è stato fissato venerdì prossimo, 13 aprile, all’Unindustria di Palermo.