Durerà fino a domani la 46ma Assemblea generale dell’Osa in corso nella Repubblica Dominicana. Nella capitale Santo Domingo sono riuniti i 34 delegati delle Americhe e dei Caraibi, salvo Cuba, che non ha accettato di rientrare nell’organismo in cui è stata riammessa per la pressione unitaria degli altri membri contro il bloqueo degli Usa.

Il presidente cubano Raul Castro lo ha ribadito la settimana scorsa pronunciando una dura requisitoria contro l’Osa e contro il suo Segretario generale Luis Almagro, che vuole applicare al Venezuela di Nicolas Maduro la Carta democratica interamericana. La decisione, chiesta ripetutamente dall’opposizione venezuelana, imporrebbe sanzioni economiche al paese e potrebbe aprire la strada anche a un intervento militare esterno, qualora venisse decretata “la rottura dell’ordine costituzionale” e violazioni dei diritti umani.

La popolazione con meno risorse è stremata dal sabotaggio dei poteri forti e dal martellamento dei grandi media internazionali che insistono nel presentare un paese sull’orlo di una “catastrofe umanitaria” e in preda ai saccheggi.

Per questo, come nel 2014 durante le violenze di piazza organizzate dai gruppi oltranzisti (43 morti e oltre 850 feriti, in gran parte tra le forze dell’ordine), nelle reti sociali e sui media circola di tutto: immagini di repressione in Cile e in Egitto fatte passare per fotografie scattate a Caracas, supermercati vuoti che non sono del Venezuela ma di New York, e da ultimo un video di proteste in Congo pubblicato in twitter dal vicesegretario della Comunicazione del Partito popolare spagnolo, Pablo Casado, nel quale si vede “il popolo” venezuelano affamato scontrarsi con la “polizia chavista” .

Dopo essere stato smascherato, Casado è stato obbligato ad ammettere la falsificazione, dicendo che il video glielo aveva passato “un amico” venezuelano. Probabilmente uno di quegli “amici” dei commando oltranzisti, che pagano gruppetti di marginali per provocare incidenti nelle code e mandare i filmati in rete. Ieri, artisti, associazioni e comitati delle vittime delle guarimbas (le tecniche violente impiegate dall’opposizione nel 2014) si sono recati a Santo Domingo per chiedere (inutilmente) di essere ricevuti da Almagro e per denunciare la sua parzialissima visione dei “diritti umani”.

La maggioranza dei paesi latinoamericani e caraibici è a favore del dialogo fra governo venezuelano e opposizione sotto l’egida della Unasur e di alcuni ex presidenti come lo spagnolo José Zapatero. L’opposizione ha però già disertato l’appuntamento. E Almagro ha fissato una nuova data per chiedere l’applicazione della Carta democratica interamericana, per il 23 di giugno. Intanto, i sindacati “gialli” stanno cercando di organizzare scioperi dei camionisti: come nel Cile di Salvador Allende.