Da due giorni la Sardegna è colpita da piogge eccezionali e, come nell’alluvione del novembre 2013, Olbia è stata sommersa dall’acqua. Al contrario di quanto è accaduto due anni fa, l’allarme è stato dato con anticipo da sette giorni . È stata allestita dalla Regione una struttura di prevenzione e di soccorso composta da diecimila tra donne e uomini della Protezione civile, duemila addetti dell’Ente foreste, 720 unità del Corpo forestale, 600 mezzi, sette colonne mobili pronte a intervenire.

Questo però non ha impedito di registrare danni ugualmente seri, in particolare a Olbia, dove diversi quartieri sono sott’acqua a causa dell’esondazione del torrente Siligheddu. Il sindaco ha dichiarato lo stato di emergenza e ha invitato i cittadini rifugiarsi nei piani alti e a non uscire di casa. Sono allagate le stesse zone della città colpite nel 2013 e la tensione sale. Ci sono già i primi sfollati, per il momento una decina: sono nel centro di raccolta allestito nella palestra di una scuola media. Il sindaco ha disposto la demolizione del ponte che attraversa il Siligheddu, che era stato distrutto dall’alluvione 2013 e ricostruito due mesi dopo. «Un tappo», l’ha definito il primo cittadino, che due anni fa aveva sollevato delle perplessità sulla ricostruzione del ponte, per la quale erano stati spesi ottantamila euro. Le ruspe ora stanno entrando in azione per demolirlo.

Da ieri gli uffici pubblici, le scuole e gli ambulatori della Asl sono chiusi. «Siamo impegnati – ha detto il presidente della giunta regionale Francesco Pigliaru – a mettere a posto i danni provocati negli anni da una certa cultura speculativa. Nell’immediato il nostro compito è quello di mettere in sicurezza le persone. Tutti stanno lavorando per ridurre al minimo l’impatto di questa nuova emergenza».