Benché in Egitto i massacri continuino, l’«urgenza» di trovare una posizione comune della Ue può attendere fino a mercoledì, quando i ministri degli esteri dei 28 si riuniranno a Bruxelles. Ieri, per preparare il terreno si sono incontrati gli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza del Consiglio europeo, che hanno gettato le basi del «messaggio forte» che l’Unione europea dovrebbe spedire al Cairo. Domenica, i presidenti della Commissione e del Consiglio, Barroso e Van Rompuy, avevano affermato che la Ue potrebbe «riesaminare le relazioni» con l’Egitto, se le violenze continueranno.

Ma la Ue ha le armi spuntate. L’Europa, infatti, è oggettivamente in una posizione marginale per quanto riguarda gli aiuti militari all’Egitto, su cui si sta studiando la possibilità di imporre un embargo: tra il 2009 e il 2011, c’è stato un contributo di 140 milioni di euro, che va paragonato all’1,3 miliardi di dollari l’anno versati dagli Usa. L’Egitto è però uno dei paesi arabi maggiormente sostenuti dalla Ue, almeno a livello di promesse: potrebbero venire gelati i 5 miliardi di euro di aiuti evocati nel novembre scorso, che avrebbero dovuto addizionarsi al miliardo circa di finanziamenti già stanziati (ma il versamento è sospeso perché l’Egitto non rispetta le condizioni minime).

Di fronte all’esplosione delle violenze, la Danimarca ha sospeso ieri il proprio sostegno bilaterale di 400 milioni di euro l’anno. Ma Carl Bild, ministro degli esteri svedese, non è d’accordo, perché sostiene che «non è opportuno sospendere adesso gli aiuti sociali», che, per quanto riguarda la Svezia vanno soprattutto alle organizzazioni di difesa dei diritti umani e dei diritti delle donne.

La Francia cerca una via d’uscita. Parigi ha ricevuto i ministri degli esteri dei due nemici arabi che intervengono in questi giorni in Egitto, Arabia saudita e Qatar, la prima schierata con i militari, il secondo con i Fratelli musulmani. Il presidente Hollande ha visto all’Eliseo il capo della diplomazia saudita, il principe Saoud Al-Fayçal, mentre il ministro degli esteri, Laurent Fabius ha incontrato il suo omologo del Qatar.

L’Arabia saudita ha reagito ieri alle minacce occidentali di sospendere gli aiuti al Cairo, affermando di essere pronta a compensare questi finanziamenti in caso di annullamento. Hollande è stato molto prudente e ha assicurato che la Francia non ha nessuna intenzione di «ingerirsi nella vita politica egiziana», anche se Parigi è «preoccupata delle violenze e i troppi morti». Per la Ue la sfida diplomatica è difficile, perché in Egitto si sta giocando parte della più grande partita mediorientale, con la rivalità tra monarchie del Golfo e tentativi di Russia e Cina di pesare sulla situazione, dalla Siria all’Egitto (ieri la riunione degli ambasciatori della Ue a Bruxelles si è realizzata in stretta connessione con l’Onu).

La Ue ha dal 2001 un accordo di associazione con l’Egitto, ma una sua eventuale sospensione non farebbe che spalancare le porte all’irruzione della Cina.