Allo stadio con l’esteladas, giudice rovescia il divieto

Salta il divieto di portare domenica allo stadio Vicente Calderón di Madrid le bandiere catalane estelades, che oltre alle tradizionali strisce verticali gialle e rosse, mostrano una stella, simbolo indipendentista. Assieme al fischio all’inno nazionale di prammatica prima delle finali della Copa del Rey in cui giochi il Barça, le estelades sono quasi un segno identitario per i tifosi della squadra catalana.

Il fischio alla monarchia e all’inno non si può evitare (solo censurare in diretta Tv, come l’anno scorso), le bandiere sì. E così la Delegación del gobierno di Madrid, organismo simile a un prefetto, guidata dall’ultradestra Concepción Dancausa, vicinissima all’ex sindaca di Madrid del Pp Ana Botella, aveva ben pensato in piena campagna elettorale di proibire una bandiera tanto amata a Barcellona quanto odiata fuori.

Si era basata su una legge che vieta l’esibizione negli stadi di simboli che fomentino la violenza.

Un giudice di Madrid ieri ha accolto il ricorso presentato da un’associazione in difesa dei diritti civili annullando la decisione di Dancausa.

Ma il danno ormai è fatto. Persino il Pp catalano, certamente non amante di altre bandiere che non siano monarchiche spagnole, aveva criticato la decisione.

Gettare benzina sul fuoco, oltretutto su un tema così poco sostanziale ma molto identitario come una bandiera in una partita, ha generato un incendio.

Il presidente catalano Puigdemont e la sindaca di Barcellona Colau avevano detto che non sarebbero andati alla partita e l’associazione indipendentista Anc aveva persino ordinato 10.000 bandiere scozzesi per i tifosi.