Siamo a Napoli, ma, una volta tanto, potremmo essere in qualsiasi altra metropoli perché si vedono solo edifici di cemento, vetro e acciaio. Sono quelli del Cdn, il centro direzionale Napoli, dove ha trovato spazio anche il Palazzo di giustizia.

Lì si muove Demetrio Perez, è normale visto che fa l’avvocato. Ma, nonostante le apparenze, un appartamento prestigioso con tanto di terrazzo e il raffinato piacere per il whisky pregiato, un’auto comparata per il compleanno della figlia Tea, Demetrio se la passa male.

Ormai è solo un avvocato d’ufficio, che lotta con gli altri perdenti, perduti come lui. La moglie se n’è andata, gli è rimasta solo la figlia, che però ha una storia spessa con un camorrista, Francesco Corvino, e considera papà al pari di una scamorza, trattandolo di conseguenza.

Poi l’imprevedibile, un boss camorrista, Luca Buglione, vuole proprio lui come avvocato, non certo per meriti professionali, cerca solo di intortarlo in un affare losco dove però Demetrio potrebbe rimediare molti quattrini e liberarsi di quello scomodo spasimante che gira per casa imbarazzando lui e prospettando una vita grama per la figlia, seppure per il momento innamorata. E se deve essere noir, così sia.

Luca Zingaretti, che ha creduto nel progetto al punto da avere partecipato anche come produttore, dà vita a questo punching ball umano in caduta libera che deve cercare di riscattarsi, non tanto per sé, quanto per la figlia che la sua nullaggine ha contribuito a mettere in pericolo. Come contraltare gli tocca Marco D’Amore, calvo come lui, ma più alto, più giovane e «camorrista» già televisivamente rodato. La parte più intrigante del film sta però nel titolo, quel Perez seguito da un punto che sta per mandare a capo il protagonista dopo una vita trascorsa abbassando la testa, cosa che in fondo fa anche in questa storia, almeno sino a quando non è costretto a reagire.

Troppe però sono le camminate nel centro direzionale, i giochi di luce, i manierismi che costringono i due protagonisti a fare di tutto per affrancarsi dalla loro immagine televisiva che, nonostante tutto (talento compreso), rimane dominante, appiccicata a quei corpi come un’altra pelle di cui è impossibile liberarsi.

Edoardo De Angelis, dopo Mozzarella Stories (meno di 200mila euro di incasso) rimane in zona camorra, solo sposta il tiro dal bianco bufalino della commedia grottesca al noir criminale con tanto di toro, sperando di ottenere risultati migliori.