Erano le 7,30 di ieri mattina quando un forte boato ha scosso il reparto di CCO/2 (colata continua dell’Acciaieria 2) del siderurgico AcerlorMittal Italia di Taranto, a cui è seguito un incendio spento dalla sezione distaccata dei Vigili del Fuoco presente all’interno della fabbrica. L’esplosione che si è verificata in paniera ha causato la fuoriuscita incontrollata di acciaio liquido, ed ha fatto spostare i pulpitini presenti sulla linea, senza per fortuna causare feriti tra i lavoratori presenti nel reparto.

«È stata sfiorata una tragedia in Cco, gli operatori presenti sulla linea sono salvi per miracolo», accusa l’Usb. Mentre leRappresentanti dei Lavoratori per la sicurezza di Fim, Fiom e Uilm, hanno subito chiesto un incontro ad ArcelorMittal per discutere delle dinamiche dell’evento ed individuare le necessarie contromisure. Per le Rls «l’evento ma mette in evidenza la necessità impellente di verifiche più accurate e manutenzioni più stringenti. In mancanza di risposte operative e gestionali – affermano le Rsl dello stabilimento – non esiteremo a rivolgerci nel rispetto della tutela dei diritti dei lavoratori agli enti di pertinenza esterni».

L’azienda ArcelorMittal Italia, attraverso una nota di poche righe, ha comunicato «che nessuna interruzione del ciclo produttivo, nè danni al personale e agli operatori degli impianti si sono verificati». Ma il problema della sicurezza del lavoro «è un tema al centro dell’azione sindacale che, grazie al lavoro dei Rls e degli Rsu della Fiom tra il 2015-2018, ha consentito, attraverso una serie di esposti agli Enti esterni a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, di allontanare e preservare i lavoratori operanti dalle fonti di rischio – afferma Francesco Brigati, segretario provinciale della Fiom di Taranto -. Infatti, se oggi non ci sono state conseguenze per i lavoratori del reparto di Acciaieria 2, è grazie al fatto che oramai l’80% circa delle attività vengono svolte in remoto all’interno di un gabbiotto di protezione.

È del tutto evidente che in assenza di un celere intervento del governo, si rischia il collasso della fabbrica e in questa fase la gestione Morselli non aiuta a risolvere le tante problematiche presenti in fabbrica» conclude il rappresentante dei metalmeccanici della Cgil.

«A conferma di quanto sosteniamo da tempo, la condizione di sicurezza impiantistica è fortemente compromessa ed è nettamente peggiorata con la gestione Ami-Morselli» commenta invece Francesco Rizzo coordinatore dell’Usb Taranto. «Non se ne può più, Il Governo deve intervenire immediatamente, allontanando chi con una gestione sciagurata e superficiale».

«Assistiamo all’ennesimo episodio di una gestione che mette in discussione il futuro dello stabilimento stesso ma soprattutto della sicurezza dei lavoratori» afferma il coordinatore di Fabbrica della Uilm, Gennaro Oliva. «Invitiamo tutti i responsabili e direttori delle varie aree dello stabilimento, a consegnare le chiavi dei reparti, con eventuale dimissione di massa, nelle mani di chi è responsabile di questo disastro. E’ arrivato il momento di dire basta a questa gestione».

Da qui l’appello alle istituzioni: «Chiediamo al ministro Giorgietti che fine abbia fatto il suo spirito a favore della salvezza dei lavoratori. Al ministro Orlando ed alla stessa Invitata di intervenire immediatamente con fatti concreti e non con le classiche chiacchiere» conclude il Coordinatore di Fabbrica Uilm.

«Quanto avvenuto è la conseguenza di una situazione nota da tempo, quella di una fabbrica che ormai non fa più manutenzioni agli impianti» dichiara Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl. «Se l’azienda mette in cassa integrazione manutentori e ispezionatori, se non mette risorse adeguate sugli interventi da fare, è chiaro che si va incontro a situazioni come queste. Siamo stanchi di assistere a eventi del genere, il Governo deve intervenire immediatamente affinché la multinazionale effettui tutti i lavori di manutenzione e di ambientalizzazione. Stop alle promesse e ai proclami, è ora di passare ai fatti».