L’agricoltura biologica italiana ha guadagnato terreno grazie all’impegno di migliaia di agricoltori e alle battaglie portate avanti dalle associazioni, non certo per il sostegno fornito dai vari governi. Sono circa due milioni gli ettari coltivati con metodo biologico, il 15% della superficie agricola. L’obiettivo è di raggiungere nei prossimi anni almeno il 25%, incentivando anche il recupero di aree interne del territorio. Un altro obiettivo è la destinazione di almeno il 10% delle aree agricole alla tutela della biodiversità. Per quanto riguarda il settore zootecnico, non possono esistere allevamenti intensivi sostenibili.

Nella recente Conferenza stato-regioni si è discusso di benessere animale come elemento da valutare per la priorità di accesso ai fondi Pac e Pnrr. Ma la maggior parte dei prodotti dell’allevamento è ben lontana dai requisiti minimi per ottenere una certificazione di sostenibilità. Non può bastare qualche piccolo aggiustamento per ritenere risolta la questione. Gli allevatori vanno incentivati verso produzioni di qualità e con metodi sostenibili, mentre i consumatori vanno orientati verso una dieta più ricca di vegetali. In Italia il 60% della superficie agricola è occupata da produzioni destinate all’allevamento animale. Una situazione che determina gravi squilibri nella produzione di cibo. Lo scorso aprile il governo italiano ha inviato a Bruxelles il Pnrr. Nel Piano vengono destinati al comparto agricolo 6,8 miliardi di euro tra agricoltura sostenibile ed economia circolare, così suddivisi: 800 milioni per la logistica; 1,5 miliardi per l’agrisolare; 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole; 1,2 miliardi per i contratti di filiera, per rafforzare alcune produzioni e favorire il rapporto tra produzione e consumo, agricoltura biologica (300 milioni in 5 anni); 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano; 880 milioni per gli invasi e il sistema irriguo, di cui 360 per progetti già in corso e 500 per nuovi progetti.

Gli obiettivi dichiarati sono: aumentare la competitività dell’agroalimentare sostenibile, incentivare la produzione energetica da fonti rinnovabili. Ora bisogna presentare i progetti per le diverse aree, verificarne la congruenza rispetto agli obiettivi. Ma il Pnrr non sembra rappresentare un svolta. Quello che emerge, valutando le risorse assegnate all’agro-voltaico e alla produzione di biogas e metano, è che sono state privilegiate le esigenze del sistema agroindustriale, piuttosto che intraprendere la strada che porta alla produzione di cibo sano.