«Siamo sfatti. L’ultimo terremoto, quello delle scorse ore, non ha causato danni, così almeno dai primi sopralluoghi, ma a livello psicologico ci ha distrutto. Ne abbiamo sentiti anche di più forti in passato, e dovremmo essere avvezzi. Ma poi, quando ricapita, capisci che non ci si abitua. Non ne possiamo più, comunque. Tanta paura, ancora».

Il sindaco di CampoIl sindaco di Campotosto, Luigi Cannavicci, racconta la situazione in paese dopo che, ieri notte, una scossa di magnitudo 4,2, che si è fatta sentire alle 4.13, e rilevata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) a una profondità di 14 chilometri, ha fatto «ballare» soprattutto Campotosto (Aq), Capitignano (Aq) e Amatrice (Ri), zona dell’epicentro.

Scossa avvertita distintamente in Abruzzo in molti centri nell’Aquilano e del Teramano. In tanti sono scesi in strada spaventati. C’è chi ha deciso di dormire in macchina, dopo «il boato fortissimo e quel tremore lungo…».

«Una nottata da incubo. Eravamo già abbattuti – riprende il primo cittadino – ma ora… Il punto è che ogni volta si ricomincia daccapo. Con il terrore, con le verifiche, con l’idea di doversene/volersene andare. Chi è rimasto qui ha rivissuto momenti tremendi. Prima – evidenzia – il disastro del 6 aprile 2009; poi le scosse del 24 agosto dell’anno scorso che hanno dilaniato il Centro Italia, quelle del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017 quando ci sono state anche bufere di neve che, ai crolli, hanno aggiunto crolli. Giù case, stalle col bestiame dentro, capannoni. Una realtà in ginocchio. Da allora non abbiamo più neppure il municipio. È drammatico».

Di professione ingegnere, insieme al tecnico comunale, il sindaco, subito dopo, ha effettuato i primi controlli, gli ennesimi; ha allertato Protezione civile, vigili del fuoco e Prefettura. Sono state ispezionate anche le dighe per verificare la staticità e – stando alle conclusioni Enel – sono sicure.

Sono 600 i residenti, anche se attualmente molti, non avendo l’abitazione agibile, si sono sistemati altrove. Ad esempio sono ospitati nelle casette post sisma, negli alloggi del progetto Case e nei moduli abitativi provvisori (Map) dell’Aquila.

«Tra luglio e agosto – riprende Cannavicci – tocchiamo anche le 2.500 presenze, con i turisti. Ma quest’anno la situazione è un po’ diversa. Il lago è comunque una forte attrattiva – e in tanti lo raggiungono sistemandosi sulle sue sponde con camper e tende – ma le scosse scoraggiano. Tutti. Anche le famiglie che in questi luoghi sono cresciute e che, magari per lavoro, si sono stabilite in altre città, fuori regione. «Di solito rientravano d’estate, ma questa estate è un po’ particolare».

A prevalere sono la paura, quel tremore della terra continuo, che di tanto in tanto annienta le speranze, che non smette. «Abbiamo il 70% delle inagibilità, 150 edifici sono stati abbattuti perché irrecuperabili. Siamo il comune dell’Abruzzo più danneggiato. E la notte scorsa ci ha ricordato che non è finita. La prima reazione, ogni volta, in queste circostanze, è quella di fuggire. Nonostante tutto, restiamo a combattere, a pensare di potercela fare. Anche con l’aiuto della Regione che sentiamo molto vicina. Abbiamo una storia sismica secolare ma la sequenza partita da Amatrice ci sta annientando».

E, secondo i sismologi, la sequenza di scosse potrebbe non dare tregua. «Noi siamo allo stremo».