I numeri sono impressionanti. E disegnano una mappa egemonica della ‘ndrangheta. «La più potente organizzazione criminale del mondo» come è stata definita dagli organismi internazionali, l’unica ad avere grande disponibilità di danaro contante. L’istituto Demoskopica, in occasione della riunione dell’Antimafia in corso a Reggio, questi numeri li ha snocciolati. Dagli appalti pubblici un giro d’affari per 2,4 miliardi di euro pari all’8,1 per cento del Pil calabrese. Ben 15 mila gli imprenditori vittime di richieste di mazzette principalmente da funzionari che gestiscono gli appalti pubblici e da politici. E soprattutto una barca di soldi pubblici di matrice europea. «Ai clan calabresi fanno gola gli oltre tre miliardi di fondi comunitari che dovrà gestire la Regione per il periodo 2014-2020». Un vero e proprio monopolio sugli appalti pubblici che genera un fatturato dei gruppi criminali calabresi gigantesco che mette in evidenza una presenza dominante delle ’ndrine negli appalti, nei subappalti, negli affidamenti, nelle forniture di servizi e beni. Un ingente patrimonio illecito frutto di uno stretto legame corruttivo tra sodalizi criminali, affari e politica e sul quale gli imprenditori calabresi non hanno dubbi: ben il 46,9% di loro ritengono governo e Parlamento inadeguati nell’attività di contrasto. Non fanno abbastanza, dicono i rilevatori dell’istituto Demoskopika, per fronteggiare la corruzione e spezzare il circuito perverso tra clan mafiosi e pubblica amministrazione. «Sulla presenza delle ‘ndrine negli appalti pubblici – dichiara Demoskopika – basta citare i lavori di ammodernamento del tratto calabrese dell’A3 che ha visto la malavita locale procurarsi la complicità dei direttori dei cantieri appaltati e la collusione con funzionari in relazione alle autorizzazioni di subappalti e alle varianti in corso d’opera». Il tasso corruttivo è davvero stellare. L’8,8% degli imprenditori ha ammesso di essere stato vittima di corruzione negli ultimi 12 mesi. Le percentuali maggiori di corruzione si riscontrano tra le imprese del comparto edile e dei servizi con il 13,2% e 13% seguiti dagli imprenditori agricoli (11,7%), mentre le più basse tra le imprese commerciali (2,4%).