Antonio Tajani è uscito rinfrancato dalla visita, ieri, alla premier britannica Theresa May. «I diritti dei cittadini europei residenti in Gran Bretagna e quelli dei britannici che vivono nell’Ue sono l’argomento principale» e Theresa May ha confermato che sono «una priorità anche per il Regno Unito», ha riferito il presidente del Parlamento europeo. Non mostra di «volere andare allo scontro» con l’Ue, «parla di separazione, non di divorzio, per poi ritrovare un accordo dopo», ha raccontato in seguito al faccia a faccia a Downing Street. Insomma, «non ho visto volontà di rottura, il messaggio mi pare anzi positivo e non negativo», insiste Tajani che alle elezioni anticipate a giugno tifa per la premier conservatrice: «È un voto che secondo me garantirà stabilità e a noi interessa avere un interlocutore stabile, mi auguro con una maggioranza forte». «Certo – ammette Tajani – la trattativa sarà ferma. Ma non vedo la ricerca di uno strappo».

Eppure motivi di attrito ci sono e ci saranno. Tra questi, sicuramente, il costo dell’uscita della Gran Bretagna. La Commissione europea, secondo quanto si legge in una bozza di lavoro preparatoria per il mandato negoziale diffusa dal sito Politico.eu., vuole fare pagare a Londra tutti i costi, compresi ad esempio quelli per la ricollocazione delle agenzie attualmente con sede a Londra: quella del farmaco (European Medicines Agency) e quella bancaria (European Banking Authority). Mentre un portavoce di Downing Street ha indicato che la questione «è soggetta all’esito dei negoziati» con i Ventisette, il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas ha tagliato corto indicando che «le agenzie dell’Ue devono essere stabilite nel territorio dell’Unione, questo non fa parte dei negoziati per la Brexit ma è una conseguenze della Brexit». Gli obblighi per la Gran Bretagna, inoltre, dovrebbero essere definiti in euro basandosi «sul principio che il Regno Unito deve onorare la sua quota di finanziamento di tutti gli obblighi assunti quando era membro della Ue». Lunedì è prevista la nuova riunione degli sherpa diplomatici dei 27 poi il 3 maggio, quando sarà diffusa un’articolata direttiva per il negoziato, le richieste si chiariranno meglio.

Mercoledì 26 è previsto l’incontro, sempre a Londra, tra il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e Theresa May. Juncker sarà accompagnato dal negoziatore Ue Michel Barnier. Secondo il presidente della Commissione, ha suggerito una portavoce comunitaria, «la trattativa effettiva sull’articolo 50 (quello del Trattato Ue che regola il divorzio di un paese dall’Unione, ndr) scatterà dopo le elezioni politiche britanniche fissate l’8 giugno». «Siamo ancora 28 e non 27, e così sarà per altri due anni», le elezioni in Gran Bretagna sono «un affare interno» che «non ha alcun effetto sui negoziati» sostiene invece l’Alta rappresentante Ue per le politica estera Federica Mogherini.