Lo scorso giugno, noi italiani progressisti in Gran Bretagna abbiamo riscoperto il gusto di una rimonta elettorale senza precedenti. Il 40% di Corbyn ha mostrato che anche un’elezione dall’esito apparentemente scontato può essere ribaltata da una proposta di sinistra che riunisca un programma radicale e al passo coi tempi, rappresentanti coerenti e credibili, e una campagna organizzata per catalizzare il malcontento popolare e trasformarlo in partecipazione attiva.

Siamo convinti che una sinistra così la si possa fare anche in Italia. Il Paese abbonda di giovane talento e di esperienza lungimirante, di idealismo competente e voglia di cambiare. C’è fame di narrazioni positive che invece di alimentare rabbia e risentimento facciano sentire le persone ascoltate dalla politica. È però necessario un contenitore adeguato, una forza politica seria, con unità di voce e di visione, fatta di persone e non di personalità.

Crediamo che l’assemblea indetta da Possibile, Sinistra Italiana ed Mdp per il 3 dicembre a Roma con l’obiettivo di creare una lista unitaria per le prossime elezioni, possa essere il preludio alla nascita di tale forza politica. Lo crediamo nonostante non ci siano sfuggite le difficoltà già incontrate fin qua, e la preoccupante assenza di molti protagonisti dell’iniziativa del Brancaccio, che riteniamo fondamentale recuperare al più presto.

Lo crediamo soprattutto perché, nel nostro peculiare contesto locale, quella Londra dove vivono più italiani che a Firenze, l’unità della comunità italiana di sinistra ci è venuta spontanea.

Pur con diverse storie di militanza, in tante e tanti ci siamo ritrovati spinti dallo stesso urgente desiderio di contribuire al riscatto del Paese. Insieme, in modo partecipato e inclusivo, coinvolgendo cittadini e associazioni, abbiamo scritto il Manifesto di Londra per immaginare l’Italia che vorremmo, un decalogo di valori che ci accomunano, su cui abbiamo costruito un percorso politico unitario incentrato sul rispetto reciproco. Lo scorso 24 novembre lo abbiamo presentato in un’affollata assemblea alla School of Oriental and African Studies di Londra insieme a Elly Schlein (Possibile), Beppe Caccia (Si), e Anna Falcone (Alleanza Popolare). Saremo a Roma all’assemblea del 3 dicembre, con una nostra delegazione, per raccontarlo e condividerlo.

Oltre al Manifesto, porteremo con noi due messaggi e una proposta. Diremo innanzitutto che la nostra esperienza dimostra che è possibile e necessario costruire un metodo di lavoro a partire dalla frase di Jo Cox, la parlamentare del Labour uccisa a pochi giorni dal referendum sulla Brexit, secondo cui è più quello che ci unisce di quello che ci divide. A Londra come in Italia, è irrimandabile procedere mettendo da parte le differenze e concentrandosi sull’obiettivo comune: la rigenerazione politica, sociale, economica e culturale del Paese.

Diremo anche, come cittadini Italiani emigrati all’estero, profondamente europeisti e feriti dalla Brexit, che la sinistra si deve fare carico di ribaltare la narrazione sulla cosiddetta emergenza immigrazione, spostando invece l’attenzione sull’emigrazione di migliaia di italiani (285mila solo l’anno scorso), forzati a lasciare il nostro Paese alla ricerca di lavoro, opportunità e diritti negati. Un paese di emigranti non può avere paura dei migranti, ma deve trovare, negli uni come negli altri, una fonte di rigenerazione e di riscatto.
Infine, la proposta è un modulo con cui proponiamo di giocare una campagna elettorale complicata e importante: il 4-3-2-1. Quattro, come i mondi che formano la squadra (la società civile, Mdp, Si e Possibile). Tre, come i leader dei partiti che hanno guidato il percorso finora (Speranza, Fratoianni, Civati). Uno, come il presidente del Senato, quel “ragazzo di sinistra” che speriamo sinceramente faccia la sua parte nel guidare questa sfida collettiva. E il Due che manca? Suggeriamo di scegliere due giovani donne come portavoce del percorso, elette in modo democratico tra le nostre compagne, per presentarsi all’elettorato con una formazione politica che si prende cura degli equilibri tra generi e generazioni, e tra militanza e dirigenza, e dia il senso del Partito di sinistra che vogliamo costruire. Tale formazione catalizzerebbe le migliori energie e competenze presenti nel paese e darebbe un vero segnale di rinnovamento e speranza. Sarebbe insomma all’altezza della sfida che ci attende. Noi siamo pronti, ci vediamo domenica a Roma.

*economista per Oxfam, coordinamento Manifesto di Londra; **ricercatore all’Università di Glasgow, coordinamento Manifesto di Londra