Il premier inglese, David Cameron, ha annunciato ieri una riforma delle leggi inglesi anti-terrorismo. L’obiettivo delle nuove misure sarebbe di ampliare i casi in cui le autorità possono ritirare i passaporti ai presunti terroristi. Il primo ministro inglese, intervenendo in una conferenza stampa a Downing street, ha parlato di misure urgenti per opporsi alle «più grandi e profonde minacce mai conosciute» alla sicurezza nazionale. Per il governo la priorità è fermare i cittadini inglesi impegnati in gruppi terroristici in Iraq e Siria (in particolare nelle fila dello Stato islamico): sarebbero circa 500 i britannici arruolatisi nel gruppo jihadista che sta seminando il terrore. Mentre Scotland Yard sta continuando le indagini per acciuffare il presunto aguzzino del giornalista statunitense James Foley, decapitato in Iraq. Potrebbe trattarsi infatti di un giovane britannico di origini egiziane, come emerso dai primi identikit degli investigatori.

In riferimento alla morte di Foley, Cameron ha parlato di «prova chiara che il problema non è più lontano miglia da Londra e quindi ignorabile». «L’Isis ha l’obiettivo di colpire l’Europa occidentale – ha proseguito il premier inglese – L’attacco al museo ebraico di Bruxelles (maggio 2014, ndr) è stata forse l’indicazione più chiara che si tratta di un’organizzazione che vuole solo uccidere innocenti», ha accusato Cameron. «L’aspirazione di creare un califfato in Iraq e Siria è una minaccia alla nostra sicurezza qui nel Regno Unito», ha aggiunto il premier inglese. Cameron si è concesso anche un riferimento alla disastrosa partecipazione di Londra nella guerra contro Baghdad del 2003: «Imparare lezioni dal passato non significa che non ci sia spazio per i nostri soldati», ha aggiunto.

Le nuove norme, che saranno votate la prossima settimana dalla Camera dei Comuni, permetteranno di facilitare le procedure per togliere il passaporto ai sospetti di essere affiliati a movimenti jihadisti. I provvedimenti includono: leggi di emergenza per rendere più facilmente accessibili alla polizia e alle forze di sicurezza dati inerenti i sospetti e aumento del numero di poliziotti che pattugliano le strade inglesi.
Cameron ha fatto poi riferimento a un lavoro sul campo in coordinamento con i kurdi «per assicurarsi che abbiano le armi sufficienti per combattere l’Isis, assistenza di intelligence agli Stati uniti e aiuti umanitari alle comunità colpite».

Secondo il premier, si tratterebbe di provvedimenti necessari per affrontare «la narrativa velenosa degli estremisti islamici». Le autorità inglesi hanno anche provveduto ad alzare il livello di guardia in Gran Bretagna per rischi legati ad attentati terroristici da «sostanziale» a «severo» per la prima volta dal 2010. Il nuovo livello di allerta considera il rischio di un attacco al Regno Unito come «altamente probabile», sebbene il ministro dell’Interno Theresa May abbia assicurato che non ci siano prove che suggeriscano un possibile attacco come imminente.

Anche il sindaco di Londra, Boris Johnson, aveva assicurato pochi giorni fa, il pugno duro contro ogni cittadino britannico in viaggio verso Iraq e Siria. Johnson aveva detto che chiunque si recasse in quei paesi sarebbe stato considerato un «terrorista» fino a prova contraria. «Chi continua a sostenere uno stato terrorista deve perdere la cittadinanza della Gran Bretagna», aveva aggiunto. Johnson ha invocato anche una revisione delle norme per colpire i cittadini britannici che si uniscono ai jihadisti. Secondo il sindaco di Londra, in questi casi, la legge dovrebbe prevedere la revoca immediata dei passaporti britannici, chiedendo il ritorno ai «control orders», ordinanze che obbligano i presunti terroristi a restare nelle loro abitazioni, da usare soprattutto per i militanti che tornano da Siria e Iraq.

Infine, le autorità inglesi nei giorni scorsi hanno preso spunto da un programma tedesco per creare misure alternative per «deradicalizzare» giovani jihadisti attraverso il sostegno della comunità. Secondo il progetto, solo i familiari possono far cambiare idea ai «jihadisti nostrani» e non le minacce della polizia.