E’ un flusso continuo. Non passa giorno senza che il Mediterraneo sia attraversato da barconi carichi di disperati diretti verso le coste italiane. Sempre più spesso di tratta di famiglie in fuga da guerre e persecuzioni. La maggior parte di loro arriva dalla Siria, ma ci sono anche eritrei e somali. Tutti fuggiti dai Paese d’origine e arrivati e in Libia, da dove poi si sono imbarcati diretti verso l’Italia con l’intenzione di chiedere asilo politico. L’anno scorso sono stati 43mila quest’anno, solo da gennaio a marzo, ne sono già arrivati 10.742. E la bella stagione non farà altro che incrementare le partenze.

Numeri che, per quanto elevati e segnale di un fenomeno in crescita, sarebbero però lontano dal rappresentare una vera emergenza se l’Italia, ancora una volta, non si facesse trovare impreparata. Mancano i soldi per finanziare il sistema Sprar gestito dai Comuni, e quindi nei giorni scorsi, per far fronte agli ultimi sbarchi, il Viminale ha inviato una circolare alle prefetture invitandole a stipulare convenzioni con motel e residence per reperire un alloggio a quanti faranno richiesta di asilo politico. Ogni prefettura, spiega il Ministero degli Interni, dovrà essere in grado di alloggiare 40 rifugiati, numero molto probabilmente destinato a raddoppiare.

«Le persone che arrivano in Italia sono nella maggioranza dei casi di famiglie siriane che vogliono lasciare la Libia perché ritengono pericolosa la situazione in cui sono costrette a vivere, con persone armate a ogni angolo di strada», spiega Carlotta Siami, portavoce dell’Unhcr Italia, l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. Per tutti loro la prospettiva è di essere alloggiate in strutture temporanee per almeno sei mesi, come denuncia Simone Andreotti, presidente della Onlus «In Migrazione». «Tra l’altro si tratta di un periodo assolutamente incongruo per il lungo iter burocratico connesso alla domanda di asilo. E’ triste verificare che dall’emergenza Nord Africa di tre anni fa che ha evidenziato ampiamente criticità e costi pesantissimi, non si è imparato nulla».

Secondo il ministro degli Interni Angelino Alfano, lungo le coste del Nord Africa ci sarebbero tra le 300 e le 600 mila persone in fuga, molte delle quali pronte a dirigersi verso l’Italia. Anche se solo una piccola parte di esse potrebbe davvero arrivare da noi, si rischia di non essere in grado di fornire loro l’assistenza di cui avrebbero bisogno. Il sistema di accoglienza può infatti contare per il 2014 su 30mila posti i n totale, tutti già pieni. E anche se il Viminale ha allertato le prefetture, siamo ancora ben al di sotto di quelle che potrebbero essere le esigenze reali.

Preoccupate da questa situazione molte associazioni hanno già chiesto al governo di aprire un tavolo di confronto dove sedersi e studiare gli interventi necessari. «Non è accettabile che una questione come quella dell’arrivo dei rifugiati sul nostri territorio, che si ripresenta ogni anno con l’inizio della primavera, possa essere affrontata come fosse un’emergenza», dicono Arci, Cnca, Caritas e Fondazione Migrantes che si offrono anche di accogliere i migranti a patto di poter lavorare con i necessari finanziamenti e coordinamento. Questo naturalmente se non sarà possibile accogliere i rifugiati nel sistema Sprar, come sembra ormai scontato visto che servirebbero 230 milioni di euro che invece, fino a oggi, non ci sono.

Nel frattempo le emergenze non mancano. L’ultima si è registrata proprio ieri, quando una nave con a bordo circa 400 migranti è stata soccorsa mentre si trovava in difficoltà al largo delle coste settentrionali dell’isola greca di Creta, nel Mare Egeo orientale.