Da almeno 48 ore non si hanno più notizia di un’imbarcazione con 25 migranti che si trovava al largo delle coste libiche. «Abbiamo perso i contatti con le persone che si trovavano a bordo ed erano in pericolo», ha denunciato ieri Alarm Phone lanciando l’allarme. «Il motore era rotto ed erano alla deriva. Abbiamo informato le autorità ma nessuno ha risposto – hanno proseguito i volontari della piattaforma che raccoglie gli Sos dei migranti in difficoltà nel Mediterraneo -.Siamo preoccupati per loro, speriamo siano sopravvissuti alla notte e che arriverà presto il soccorso».

Non è certo la prima volta che gli Stati non rispondono alla richieste di soccorso nella speranza che a farsi avanti sia la cosiddetta Guardia costiera libica che poi riporta i migranti nel Paese nordafricano. Il fatto è che spesso neanche i libici rispondono e le imbarcazioni rimangono alla deriva. Una situazione resa più difficile dall’assenza nel Mediterraneo centrale della navi delle ong, quattro delle quali sono bloccate nei porti in seguito a presunte irregolarità riscontrate al termine di ispezioni.

Il che lascia ancor più mano libera alla Marina libica. Secondo l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel 2020 sono state 6.989 le persone intercettate dai libici, tra le quali 479 donne e 364 minori. Nel 2019 erano state complessivamente 9.225. Sempre quest’anno nel tratto di mare tra la Libia e la Sicilia sono morte 123 persone mentre altre 180 risultano scomparse.
Chi non muore finisce nei centri di detenzione libici, dove, anche in quelli gestiti dal governo di Tripoli, subiscono torture, violenze e stupri.

Nonostante questo a febbraio l’Italia ha rinnovato il Memorandum sull’immigrazione con la Libia e ieri l’ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Buccino, ha presentato al Governo di accordo nazionale guidato dal premier Fayez al Serraj una bozza di revisione dell’accordo frutto del lavoro messo a punto il 2 luglio scorso dal comitato tecnico itali-libico. Il testo si propone il miglioramento delle condizioni di vita nei centri con l’obiettivo di arrivare a un loro superamento e il coinvolgimento di Oim e Unhcr nella gestione di migranti e rifugiati. Va detto che analoghi proposti erano stati presi in passato senza successo.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha intanto confermato la fine del lavoro di riscrittura dei decreti sicurezza da parte della maggioranza. «Sto aspettando il parere dell’Anci perché cambia un po’ il sistema di accoglienza – ha spiegato -. I Centri di accoglienza dovranno essere gestiti dai Comuni. Spero di poter mandare il testo a Palazzo Chigi prima di Ferragosto, poi se ne parlerà a settembre».