Non poteva essere più chiaro il Programma alimentare mondiale (Wfp) nel suo appello: «La Fao ha bisogno di 76 milioni di dollari adesso per contenere l’invasione delle locuste. Se non si interviene a sufficienza avremo bisogno di una somma quindici volte più elevata per nutrire oltre tredici milioni di persone colpite dalla perdita dei raccolti e dei mezzi necessari alla sopravvivenza. Meglio investire denaro per prevenire una catastrofe nella regione che dover poi rispondere alle sue conseguenze sulla vita di milioni di persone».

IL TEMPO STRINGE. Il passaggio di miliardi di voraci e veloci locuste del deserto (Schistocerca gregaria) nelle campagne dell’Africa orientale – l’invasione peggiore da decenni, iniziata già a dicembre – ha già gravemente danneggiato decine di migliaia di ettari di colture e pascoli, soprattutto in Etiopia, Kenya, Somalia, Eritrea. Gli insetti hanno raggiunto l’Uganda, che ha mobilitato l’esercito per irrorare con i pesticidi gli sciami. A rischio sono il Sud Sudan, dove una grave insicurezza alimentare riguarda già milioni di persone, e la Tanzania. Senza azioni tempestive, nei prossimi mesi, con le piogge previste per marzo e aprile – il periodo durante il quale si concentra la stagione delle semine nella maggior parte della regione -, il numero di locuste potrebbe centuplicarsi e l’invasione raggiungere fino a trenta paesi, prima di decrescere con la stagione secca a giugno. In questa fase è urgente contenere gli insetti per evitare che si moltiplichino e che divorino tutto, raccolti, foglie, alberi, erba.

Ma la Fao ha ottenuto dalla «comunità internazionale» meno di un terzo del denaro richiesto, necessario a intervenire sia con i programmi di allerta, monitoraggio, coordinamento fra i Paesi, trattamento per via aerea e terrestre, sia con pacchetti a sostegno di agricoltori e allevatori. Secondo l’ultimo rendiconto, le uniche somme sono venute da: Fondo centrale Onu per la risposta alle emergenze (Cerf), Fao, Africa Solidarity Trust Fund, Echo (Unione europea), Germania, Svezia, Svizzera, Danimarca, Usa, Belgio e Arabia saudita – un Paese che potrebbe essere raggiunto da nuovi sciami, come lo Yemen, già pesantemente colpito l’anno scorso. E a causa delle correnti dei monsoni le locuste sono in espansione verso il Nord Africa e persino il Sud-est asiatico.

DA SETTIMANE l’Onu insiste sull’emergenza. Già il 20 gennaio il direttore generale della Fao Qu Dongyu aveva avvertito: «Le autorità della regione sono impegnate nelle attività di controllo, ma la dimensione e l’urgenza della minaccia richiedono il sostegno internazionale», tanto più che «le comunità dell’Africa orientale, una volta finita la minaccia delle cavallette, dovranno riprendersi dalle lunghe siccità che hanno minato la loro capacità di produrre cibo».

Nell’Africa orientale, secondo il Food Security and Nutrition Working Groups, 19 milioni di persone sono già colpite da una grave penuria alimentare, aggravatasi dal 2011 e nella quale giocano un grande ruolo da un lato i conflitti e dall’altro gli eventi climatici. E davanti all’invasione delle locuste, il direttore per le emergenze della Fao ha affermato: «Siamo di fronte a un’altra dimensione dell’emergenza climatica». Nei mesi scorsi, inusuali piogge e la frequenza dei cicloni nell’Oceano indiano hanno creato condizioni favorevoli alla riproduzione degli insetti. Una minaccia arrivata mentre le comunità rurali stavano cercando di recuperare dopo un ciclo di siccità e inondazioni. Uno shock dopo l’altro.