Il giorno dopo l’attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhia, la più grossa d’Europa, passata sotto controllo russo, grandi mosse diplomatiche a Bruxelles: riunione dei ministri degli Esteri dei paesi Nato, seguita da un G7 Esteri e da un vertice Ue dei capi della diplomazia, a cui ha partecipato per la prima volta dal Brexit anche la ministra britannica, Liz Truss, oltre al segretario di stato Usa Antony Blinken e alla ministra canadese Mélanie Joly. Intanto, una rassicurazione: non sono state rilevate fughe radioattive dalla centrale, il presidente dell’Aiea, l’agenzia dell’energia atomica, Rafael Mariano Grossi, si è detto «pronto ad andare» in Ucraina, a Chernobyl, per discutere sulla sicurezza e l’integrità delle installazioni nucleari. Grossi afferma che c’è una disponibilità russa e ucraina per un viaggio «al più presto».

ALLA RIUNIONE dei 30 ministri degli Esteri dei paesi Nato hanno partecipato anche Svezia e Finlandia, due paesi che non sono nell’Alleanza, ma associati, e dove l’opinione pubblica è ormai in maggioranza a favore di una piena partecipazione. La Nato ha prima di tutto espresso «estrema preoccupazione» per il caso della centrale nucleare, che «dimostra l’importanza di mettere fine alla guerra», ha affermato il segretario Jens Stoltenberg.

La Nato ha deciso di non accettare la richiesta di Zelensky di istituire una no-fly zone sull’Ucraina: significherebbe entrare in guerra, perché obbligherebbe ad intervenire in caso di violazione da parte della Russia della zona di esclusione dei voli, sarebbe considerato un intervento ostile da Mosca e un caso per scatenare una guerra totale in Europa. «I prossimi giorni potrebbero essere ancora peggiori, con più morti, più sofferenze e più distruzioni, le forze armate russe avanzano con armi più pesanti e continuano attacchi nel paese» ha detto Stoltenberg, che teme che il conflitto possa «durare anni». E secondo Blinken «la situazione peggiorerà». La Nato, ha però insistito Stoltenberg, «non è in guerra con la Russia» – lo ha ripetuto anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel – l’occidente ha scelto «altre strade», a cominciare dalle sanzioni.

PERÒ ALCUNI PAESI sono più pronti di altri a studiare forme più forti di intervento. Ieri, la Romania ha invitato ad «armare» gli ucraini perché si difendano. La Nato, spiega un diplomatico, per evitare di cadere nella trappola di Putin agisce a livello di paesi membri e non come Alleanza. Ieri la Nato, dopo aver ribadito di essere «un’Alleanza difensiva», ha assicurato che ci sarà un maggiore sostegno per i paesi a rischio, includendo tra questi Georgia, Moldavia e Bosnia. Il ministro francese Jean-Yves Le Drian parla di «missione di sicurezza collettiva». Mentre il G7 ha condannato, tra l’altro, la «disinformazione» guidata dal Cremlino.

LUNEDÌ DRAGHI è atteso a Bruxelles, per discutere di forniture di gas e di limitazione della dipendenza dalla Russia. Per l’Alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell, «tutto è sul tavolo» ormai, anche l’estensione delle sanzioni al settore dell’energia e l’esclusione dal sistema Swift delle banche che incassano i proventi di gas e petrolio (a cominciare da GazpromBank). La Ue prepara una nuova ondata di sanzioni, ne hanno parlato ieri con Zelensky i presidenti di Commissione e Consiglio, Ursula von der Leyen e Charles Michel: in discussione, l’esclusione della Russia dalla Wto, l’organizzazione mondiale del commercio (ci era entrata nel 2012). Sono allo studio aumenti delle tariffe doganali per l’export russo nella Ue (nel 2020 è stato di 79 miliardi, la Ue è il primo partner di Mosca, assorbe il 37% delle esportazioni). Ieri, la Ue ha sospeso la cooperazione transfrontaliera con Russia e Bielorussia. Bruxelles ha anche messo fine alla collaborazione in campo scientifico: ci sono 86 progetti Horizon, che riguardano 78 organizzazioni russe (la Ue ha versato ultimamente 12,6 milioni a 29 organizzazioni scientifiche russe, una lettera firmata da 6900 scienziati russi chiede la fine delle ostilità per il bene della scienza). La commissaria Vestager commenta: «La cooperazione della ricerca Ue è basata sul rispetto delle libertà e dei diritti». La Bei ha stanziato altri 688 milioni per l’Ucraina.

LA UE HA VARATO uno strumento di allerta sulla violazione delle sanzioni. In Francia, sono già stati bloccati 4 cargo e 6 yacht di lusso, tra cui «Amore vero», un 86 metri dell’oligarca Igor Setchine alla testa del gruppo petrolifero Rosneft. Ma individuare i proprietari, smontare le matrioske finanziarie non è cosa facile, avverte il ministero delle Finanze. Le sanzioni sono efficaci, soprattutto il congelamento delle riserve della Banca centrale russa, ha detto ieri von der Leyen, quasi 50 paesi si sono allineati con la Ue.