Due buste gialle spedite circa una settimana fa, indirizzate ai magistrati del Tribunale di Torino Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna, entrambi sotto scorta da tempo. All’interno polvere pirica esplosiva, fili elettrici allacciati ad un batteria da nove volt, e l’innesco fatto con carta stagnola: un meccanismo adeguato a provocare un’esplosione che avrebbe cagionato seri danni. Secondo la Digos di Torino sarebbe stata spedita dal Fai, la Federazione anarchica informale, già in passato al centro di numerose inchieste giudiziarie portate avanti dai due pm.

Gli ingressi dell’edificio, alle dieci e mezza di ieri mattina, sono stati chiusi e tutto il tribunale è stato sgomberato: sospese le udienze. Dopo circa due ore, quando gli addetti alla sicurezza – dopo aver portato sul prato interno del Palazzo di Giustizia le due buste – hanno accertato la pericolosità degli ordigni, è giunta una squadra di artificieri che ha provveduto a disinnescarli. Dopo due ore l’allarme è rientrato e la vita del tribunale è ripresa normalmente, ma il Tribunale è rimasto semi deserto.

Le due missive sono state spedite dal sud Italia e non sono state fatte brillare dagli artificieri: ora sono allo studio della sezione scientifica della Polizia.

Ad essere preso di mira sarebbe in particolar modo il giudice Roberto Sparagna, che nel 2016 colpì il nucleo anarchico conosciuto come «Olga», in virtù all’operazione «Scripta manent», condotta in collaborazione con la Digos di Torino. Una serie di arresti che seguivano un’indagine durata più anni, inerente diversi attacchi accaduti non solo in Italia ma anche in Grecia. Il processo è iniziato due giorni fa, e vede imputati sette anarchici della Federazione Informale, con l’accusa di avere pianificato ed attuato attentati con l’uso di esplosivi e armi da fuoco. Un processo su cui il mondo anarchico informale discuteva da tempo.

In un comunicato pubblicato lo scorso 30 aprile dal sito «Croce nera anarchica» si anticipava la strategia, e si poteva leggere: «L’azione anarchica diretta alla distruzione della società del dominio risponde sia alla pulsione che rifiuta l’autorità e quindi non media con essa, mirandola ad abbatterla violentemente, sia ad una più ampia strategia che porti alla consapevolezze che non si vivrà mai liberi creando isole all’interno di questa società di massa. E’ quindi imprescindibile che una lotta, affinché non sia riformista, contempli anche l’attacco diretto. In seguito all’operazione Scripta manent si trovano al momento Alfredo, Nicola, Danilo, Valentina, Anna, Marco e Sandrone nelle sezioni di alta sicurezza. Lanciamo per il mese di giugno una mobilitazione in solidarietà alle individualità anarchiche, rivoluzionarie e ribelli colpite dalla repressione, come momento di coordinamento tra iniziative e pratiche».

Gli inquirenti ritengono che tali righe, parte un di un documento molto più corposo e a tratti anche sfumato, possano essere la rivendicazione preventiva di quanto accaduto ieri a Torino.