In seguito a quella che i portavoci del Dipartimento di stato hanno definito «una minaccia precisa» contro un consolato o un’ambasciata americani, saranno chiuse domenica almeno diciotto sedi diplomatiche Usa, tra cui quelle del Cairo, Baghdad, Kabul, Amman, Kuwait City, Algeri, Ryhad, Tripoli, Doha, Khartoum, Dhaka….
La chiusura – che secondo il dipartimento di stato potrebbe , in alcuni, casi estendersi anche ai giorni successivi – coinvolge sostanzialmente tutte le ambasciate e i consolati dei paesi a maggioranza musulmana in Medio Oriente, in Nord Africa e nell’Asia centrale (normalmente aperti di domenica, a differenza di quelli negli altri paesi che sono chiusi) e avverrebbe in risposta a quello che una fonte del governo Usa ha descritto alla ABC come «un tentativo organizzato. Ma non sappiamo in che paese» di prendere di mira «non solo ambasciate» ma anche altri possibili interessi americani nella zona.

«Considerazioni relative alla sicurezza dei nostri impiegati e di eventuali visitatori delle sedi diplomatiche ci hanno portato a prendere questa misura precauzionale», aveva dichiarato la portavoce del dipartimento di stato Marie Harf in un briefing di giovedì.

In un’intervista rilasciata a CNN venerdì mattina, il deputato repubblicano, e direttore del Comitato per la politica estera della Camera, Ed Royce, ha affermato che il presunto plot terroristico farebbe capo ad Al Queda e il vicepresidente Joe Biden avrebbe informato alcuni membri del Congresso della sua esistenza già un paio di giorni fa.

Nonostante le autorità americane abbiano rifiutato di assecondare qualsiasi collegamento di natura temporale, la rete via cavo all news ha notato la coincidenza della chiusura delle sedi diplomatiche con l’imminente fine del Ramadan e l’avvicinarsi del primo anniversario dell’attacco avvenuto l’11 settembre scorso contro il consolato di Bengasi (in seguito al quale erano rimasti uccisi quattro cittadini americani tra cui il console in Libia, Christopher Stevens) e ha citato un’altra fonte del dipartimento di stato secondo cui l’amministrazione starebbe monitorando in particolare minacce contro l’ambasciata Usa a Sanaa, in Yemen. Il presidente yemenita Abdo Rabu Mansour – un alleato chiave della politica antiterroristica della Casa bianca- era in visita a Washington e si è incontrato con Obama giovedì pomeriggio.

Secondo il sito Long War Journal, sarebbero stati almeno quindici quest’anno – e tre nell’arco dell’ultima settimana – gli attacchi a base di droni effettuati dagli americani in Yemen intesi a contrastare le attività del distaccamento locale di Al Queda, Al Queda in the Arabian Peninsula. Sarebbe invece in vista la fine del massiccio uso di attacchi drone fatti dagli americani in Pakistan, almeno così ha anticipato giovedì il segretario di stato americano John Kerry, in missione a Islamabad.