«Non c’è tempo da perdere. Con l’arrivo dell’inverno migliaia di migranti che oggi si trovano al confine tra Bosnia e Croazia rischieranno la vita perché non hanno un luogo dove ripararsi. E tra di loro ci sono anche tantissimi bambini». L’allarme arriva da Medici senza frontiere che in un rapporto denuncia le violenze subite lungo la nuova rotta balcanica da quanti tentano, quasi sempre inutilmente, di raggiungere l’Europa.
Secondo l’ong almeno 4.000 persone si trovano attualmente tra Bihac e Velika Kladuša, due centri bosniaci a ridosso della frontiera con la Croazia, accampate in tendopoli improvvisate o all’interno di un ex dormitorio in disuso. «Senza assistenza medica, e spesso senza cibi, vestiti, servizi igienici o la possibilità di riscaldarsi», spiega Juan Matias Gil, capo missione di Msf in Serbia e Bosnia Erzegovina.

Stando alle cifre fornite dal governo, dall’inizio dell’anno allo scorso 15 agosto 10.800 migranti hanno attraversato la Bosnia, la maggior parte dei quali sarebbe in seguito riuscito a lasciare il Paese. Al punto che oggi quelli ancora presenti non sarebbero più di 2.300, quasi tutti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Siria e Iraq. «La situazione è pienamente sotto controllo», ha assicurato la scorsa settimana il ministro della Sicurezza Dragan Mektic ricordando che pattuglie miste polizia-esercito saranno impiegate lungo i confini per prevenire futuri ingressi illegali. «In realtà è difficile dire quanti siano davvero i migranti perché non c’è nessuna agenzia governativa che li registra», spiega Gil. Per Msf la realtà sarebbe molto differente. «A Velika Kladuša il comune ha messo a disposizione un terreno fuori dal paese dove è stata allestita una tendopoli priva di ogni servizio nella quale vivono almeno mille persone», racconta Gil. «A Bihac è anche peggio, la concentrazione è anche maggiore e tremila persone hanno trovato posto in un ex dormitorio abbandonato, senza porte e senza neanche il tetto. Quando piove l’acqua entra ovunque».

Per alleggerire almeno in parte la situazione, il governo ha disposto il trasferimento di un centinaio di famiglie con bambini in un albergo gestito dall’Unhcr, l’alto commissariato Onu per i rifugiati, a Cazin, circa quindici chilometri dalla frontiera con la Croazia. La scelta del luogo non è casuale. L’Unione europea chiede infatti a Sarajevo di allontanare il più possibile i migranti dalla Croazia, considerata una frontiera europea, e per questo secondo Sarajevo avrebbe bloccato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro destinato alla ristrutturazione di un centro a Velika Kladuša.

Tra poche settimane le temperature cominceranno a scendere rapidamente, rendendo le condizioni di vita dei migranti ulteriormente difficili. Gli inverni passati Msf ha registrato anche in Bosnia casi di ipotermia e congelamento, ma anche malattie delle pelle e delle vie respiratoria conseguenze di dei materiali, spesso di plastica, bruciati per riscaldarsi. «la mancanza di una pianificazione coordinata e di una risposta tempestiva in Bosnia-Erzegovina ha creato condizioni inadeguate per i migranti e rifugiati, rischiando di peggiorare seriamente la loro sicurezza e la loro salute», prosegue Gil. Che si dice preoccupato anche per le numerose denunce di violenze e maltrattamenti subite dai migranti sul lato croato del confine.