Mezzo miliardo dalla vendita di beni del Demanio, e gli altri 1,1 miliardi da ottenere attraverso la riduzione delle spese dei ministeri e degli enti locali. La “manovrina d’ottobre” viene approvata in consiglio dei ministri, ed è Fabrizio Saccomanni a spiegare subito che in questo modo si copre il rientro al 3% del rapporto deficit/pil. Già alcune ore prima Dario Franceschini aveva anticipato: «Non ci sarà alcun aumento delle accise o altri prelievi fiscali per coprire il rientro al 3% e le altre misure del decreto». Misure che riguardavano il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga (330 milioni), la social card (35 milioni) e l’emergenza immigrazione (210 milioni). E che avevano fatto discutere l’intera giornata, perché era stato ventilato un robusto aumento delle accise sulla benzina.

L’intervento di Franceschini, e ancor prima una secca nota del ministero dell’economia, si erano resi necessari perché le anticipazioni dei media sulla bozza del provvedimento avevano provocato le immediate reazioni dell’Assopetroli. Di fronte alla prospettiva di un aumento delle accise sulla benzina di ben 6,5 centesimi, che con l’Iva sarebbero salite ulteriormente a 7,93 al litro, l’associazione che raggruppa il migliaio di imprese di commercializzazione dei carburanti era stata chiara: «Il bancomat delle accise deve essere chiuso per sempre, se non si vuole condurre il paese reale al blocco totale». Sul fronte fiscale era invece intervenuta la Cgia di Mestre. L’associazione degli artigiani e delle piccole imprese venete aveva spiegato che la conferma dell’ulteriore aumento degli acconti Ires e Irap, dal 101 al 103% nel 2013, avrebbero portato le aziende ad anticipare 890 milioni di euro all’erario. Da aggiungere agli altri 445 derivanti dal precedente aumento degli acconti Ires e Irap dal 100 al 101%, disposto dal governo all’inizio dell’estate. Soldi anticipati, dunque non nuove entrate sostanziali. Ma l’artificio verbale di Franceschini non avrà certo fatto felici le imprese, i cui anticipi serviranno a coprire altre voci della manovra. Ma non la Cig in deroga, che secondo Saccomanni verrà inserita nella legge di stabilità.

Confermato, come spiegato dal ministro dell’economia, anche il blocco delle spese statali e degli enti locali. C’è poi l’ok all’integrazione del fondo di solidarietà comunale per l’anno in corso, altri 120 milioni che vanno a sostituire il mancato introito dell’Imu. Infine si conferma il via libera politico alla vendita di beni pubblici, con la “stabilizzazione” permanente del Comitato di consulenza globale e di garanzia per le privatizzazioni. Un organismo che si consolida con l’obiettivo di supportare il ministero dell’economia «nella predisposizione e nella attuazione di programmi di dismissione di partecipazioni dello Stato». Fuori dalla manovra, il cdm ha dato l’ok a un altro provvedimento importante, e cioè la cosiddetta golden power per la messa in sicurezza delle reti strategiche, Telecom in primis.