Sotto il gran disordine dell’impero televisivo, dove i grandi moloch temono come la peste l’avvento dei nuovi ’padroni’ del web e dintorni, Netflix e Amazon o gli accorpamenti pericolosi – leggi sotto la voce «Vivendi e l’assalto a Mediaset», Sanremo mai come per questa sessantassettesima edizione riporta l’orologio indietro di molti lustri, quando era il monoscopio Rai a dominare placido e indisturbato. Nel segno di Raisat si consumano quindi le nozze fra la rete pubblica e il biscione, Maria De Filippi – la regina del trash, della tv dalla lacrima facile e dei talent canterini di Canale 5 al fianco di Carlo Conti, con Maurizio Crozza – fresco di passaggio da la 7 a Nove – a fare da guastatore. Benedice la Tim, che fa da sponsor come unico brand per tutte le cinque giornate del festival dei fiori.

Il re dei presentatori  2.0 gongola durante la tradizionale conferenza stampa di presentazione: «Questo mio terzo Sanremo è il più bello di tutti, perché siamo riusciti a creare un quadro musicale perfetto. E adesso dobbiamo ’solo’ costruire intorno una cornice che sia all’altezza». Già, perché sembra strano ma l’evento tv dell’anno è «anche» kermesse musicale. Gran calderone allungato a 22 canzoni – delle 20 previste in origine – attento alla melodia abbacinante (almeno dai commenti di chi ha ascoltato i brani in anteprima…) e a mescolare i ragazzi dei talent (l’ex Dear Jack Alessio Bernabei, l’eterno incompiuto Michele Bravi fino ad arrivare agli ultimi due sfornati da Amici, Elodie e Sergio Sylvestre), qualche elemento tradizionale che «proprio non può mancare», tipo Albano o Gigi D’Alessio e timide sorprese – il ritorno di Samuel dei Subsonica in versione solista.

L’edizione sessantasette avrebbe anche il vincitore, anzi la vincitrice annunciata: Fiorella Mannoia con la sua Che sia benedetta. Ma è un dettaglio. Più che sul cast, ammettiamolo, l’attenzione è puntata su Maria De Filippi che dice di sentirsi un po’ come Belen…: «Nonostante il fisico sia diverso, perché c’era una serie di fotografi che mi immortalavano ogni volta che scendevo o salivo dalla macchina. Il festival? È anche un posto dove si possono lanciare delle riflessioni, delle cose serie. Con Carlo è stato come avere vicino un fratello che ti aiuta passo dopo passo. Non sono abituata a fare cinque prime time di fila. Ieri abbiamo provato la finale, ho capito il ruolo delle signorine buonasera, uno pensa all’annuncio come una banalità. Invece non è così. Non puoi sorridere, non puoi salutare, bisogna fare sempre attenzione ai nomi…».

Sul palco – doveva essere la novità tenuta in serbo per la conferenza stampa ma è stata ’bruciata’ da un quotidiano nazionale – annunciata la presenza di Mina. Non in carne ed ossa ovviamente, la «divina» manca dal 1961 e non è mai venuta a meno al proposito di non gareggiare più, ma in «sola voce» come le è già accaduto nel 1984 e nel 2009 rispettivamente con la sigla Rose su rose e nel pucciniano Nessun dorma. Trattasi però di gigantesca operazione pubblicitaria. La Tim ha infatti coinvolto la tigre di Cremona in una serie di brevi spot insieme al ballerino Sven Notten sulle note del tormentone electro-swing All Night del dj austriaco Parov Stelar. Quattro performance e una quinta – per la finale – dove è annunciata una «grande sorpresa».

Comunicata anche la Giuria degli Esperti, formata da Linus, Andrea Morricone, Rita Pavone, Paolo Genovese, Violante Placido, Greta Menchi, Giorgia Surina, presidente Giorgio Moroder. Novità invece nel regolamento: votazione e eliminazione di 6 big fra stasera e domani e 4 ripescaggi giovedì. Ancora quattro eliminazioni definitive venerdì 10. Si parte alle 21.15, sfilano sul palco dell’Ariston i primi 11 artisti: Albano, Alessio Bernabei, Clementino, Elodie, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Fiorella Mannoia, Giusy Ferreri, Lodovica Comello,Ron, Samuel.