Ogni due anni l’appuntamento a Torino con Terra Madre Salone del Gusto offre uno spaccato sul mondo Slow Food, per capire come si sono mosse l’associazione italiana e quella internazionale. Tra le novità di questo 2018, così, c’è la presenza dello Slow Food Youth Network (Sfyn), che è una rete globale tra giovani attivisti, produttori e consumatori, nata formalmente all’inizio dell’anno con la creazione a Utrecht in Olanda di un global office, il cui compito è coordinare esperienze e realtà presenti in Africa, Asia, nelle America, in Europa e in Medio Oriente. Al Salone del Gusto i giovani di Slow Food – rigorosamente under 32, unico requisito per essere «ammessi» – hanno l’Arena, uno spazio condiviso con i gruppi indigeni di Terra Madre e le reti migranti. «Il tema dell’integrazione per noi è importante – sottolinea Valentina Gritti, che coordina Sfyn – la nostra idea è quella di formare giovani che possano rappresentare il futuro del cibo, che chiamiamo future food leaders».

IL PRIMO GRUPPO ORGANIZZATO di giovani dentro Slow Food è nato in Olanda nel 2009. Dopo aver partecipato al Terra Madre del 2008, «dove si erano resi conto che non c’era niente, in programma, dedicato nello specifico ai giovani, al loro ruolo – spiega Gritti – noi giovani abbiamo un modo nostro per approcciare il tema della sovranità alimentare, con campagne a livello internazionale e a livello locale che declinano in modo innovativo l’idea del buono, pulito e giusto».

Un esempio: «Per sensibilizzare al tema dello spreco alimentare, e allo stesso tempo lottare contro lo spreco alimentare, organizziamo delle “disco-soup”. Sono feste, con musica, in cui dopo aver raccolto gli avanzi li utilizziamo per cucinare i piatti che verranno consumati durante la serata». Un altro, che verrà presentato domenica 23 settembre (dalle 15), è quello della «Slow Mobile», una roulotte con cucina e tavoli che Ronny Holzmüller e Vanessa Cunningham utilizzano in Germania per insegnare ai bambini il valore del cibo, l’origine di ciò che mangiamo e come cucinarlo.

A DIMOSTRARE L’ESISTENZA DELLA RETE, e i legami all’interno del network, c’è anche ciò che stanno facendo i giovani di Slow Food: un Giro d’Europa in bicicletta, attraverso 9 Paesi (Olanda, Belgio, Germania, Lussemburgo, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Austria e Italia), facendo tappa nelle aziende agricole e realtà che fanno parte dello Slow Food Youth Network. 1.250 chilometri in bicicletta, coprendo un dislivello complessivo di circa 12.500 metri. «L’abbiamo fatto per la sostenibilità ambientale, rispondendo al tema di quest’anno di Terra Madre che è #foodforchange, e parla di cambiamento climatico. Viaggiare a Torino in aereo non avrebbe rappresentato la scelta migliore, il treno per alcuni era costoso. In più, ci piacciono molto le sfide, e volevamo dimostrare che insieme in gruppo possiamo fare anche cose che appaiono impossibili» racconta Gritti. Quando mancano ancora tre giorni in sella, e a una settimana dall’avvio di Terra Madre Salone del Gusto 2018, l’ExtraTerrestre l’ha raggiunto al telefono in Svizzera, e precisamente a Lohn: era ospite, insieme agli altri 9 ciclisti, del bed&breakfast gestito da Jenifer Kiesling, che descrive così: «giovane aderente a Sfyn, ottima cuoca ed appassionata di Slow Food, in cucina utilizza tutti prodotti locali e da fine anno si lancerà nel commercio del vino».

PRIMA DI FERMARSI IN SVIZZERA, erano già passati, tra le altre, per le aziende agricole di Thijs Rompelberg, un giovane casaro di Eijsden, in Olanda («Ha fatto parte della Sfyn academy ed è molto attivo nel promuovere la sostenibilità nell’agricoltura olandese» spiega Gritti), di Martin Ernst, a Blieskastel, in Germania («è un giovane pastore di pecore Merino, che gestisce anche un piccolo macello aziendale e una macellarie. La lana merino è utilizzata anche per abbigliamento dedicato ai ciclisti») e di Hendrik Dennemeyer, produttore di miele e fondatore di fondatore di Sfyn Luxembourg («Ha un canale YouTube di cucina casalinga molto seguito, TheCoolKitchen»).

TRA I GIOVANI ITALIANI DI SLOW FOOD che presenteranno la propria esperienza all’Arena dello Slow Food Yout Network c’è anche Agostino Petroni, che ha 27 anni, è di Andria, in Puglia: per scrivere la sua tesi in Promozione e Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico all’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, ha passato quattro mesi a contatto con tre comunità indigene latino-americane. Quel testo è diventato un libro, Memoria Nueva (Castelvecchio, 2018) e presto sarà anche un documentario. Il suo lavoro, e la sua testimonianza, rappresentano un inno all’incontro: «Mentre studiavo a Pollenzo ho avuto l’occasione di conoscere tanti colleghi, molti dei quali, grazie alle borse di studio, provenivano da comunità rurali del continente latino-americano. In quegli anni mi è cresciuta sempre più la curiosità di conoscere i loro luoghi d’origine i popoli che li abitano. Così è nato questo progetto» racconta Petroni.

È partito così con il fratello e tre amici, un olandese e due americani: «Grazie alla rete internazionale di Slow Food siamo entrati in contatto con tre comunità rurali in Brasile, Messico e Colombia. Ci siamo documentanti, abbiamo organizzato il tutto e per quattro mesi abbiamo vissuto con loro. Il nostro obiettivo era documentare la resilienza gastronomica che portano avanti queste popolazioni in luoghi a volte impervi e che permette loro di resistere ai cambiamenti imposti dall’esterno e di tramandare le proprie tradizioni ancestrali».

CHE I GIOVANI DI SLOW FOOD abbiano chiara l’agenda politica globale lo dimostrano anche i temi aperti su cui a Torino si discuterà venerdì pomeriggio («Sfyn World Cafe: let’s take action!»), tavoli di lavoro il cui risultato saranno indicazioni per le azioni da realizzare nei prossimi anni. Gli ambiti su cui ci si confronterà spaziano dalle microplastiche nel cibo alla riduzione dello spreco alimentare, da come migliorare le politiche locali per il cibo alla lotta all’obesità, dalle sfide per i giovani contadini alla resilienza delle comunità indigene. Senza dimenticare l’impatto della nostra dieta sui cambiamenti climatici.

#foodforchange