Tornare per un istante o un’ora intera in teatro, aggirarsi in platea, affacciarsi nelle sale prova o nei camerini, curiosare fra fotografie, spartiti, sculture, perdersi fra nomi, volti, di compositori, cantanti, direttori, ballerine, posare l’occhio sui tessuti dei costumi. Grazie a un accordo con la piattaforma Google Artsandculture il Teatro alla Scala ha lanciato sul proprio sito una nuova formula per vivere il teatro a distanza. Un rapporto cominciato da tempo, fra social network e anticipazioni video, che ha subito un’improvvisa accelerazione quando la coltre di silenzio della pandemia ha spento tutte le voci dello spettacolo e il 22 febbraio ha fermato gli spettacoli della Scala.

I SITI WEB di teatri e sale da concerto si sono trasformati in scialuppe di salvataggio per appassionati, artisti e per chi cerca conforto e evasione da un presente fatto di confinamento, malattia, distanziamento, ansie per il futuro lavorativo. La Scala, facendo tesoro di pregresse esperienze, ha costruito una piattaforma caleidoscopica, un labirinto felice: l’uso della tecnologia streetview ci conduce nella buca del suggeritore o in cima al teatro, all’interno del gigantesco lampadario. Oltre alle dorature di palchi e foyer, le maggiori curiosità si trovano nel retropalco, dalle graticce in cui si incrocia la tradizione del teatro ‘all’italiana’ con le tecnologie d’avanguardia, agli spazi giganteschi dell’ex Ansaldo, dove si prova, nascono e si custodiscono le scenografie e i costumi.

OLTRE ALLA VISITA al museo del teatro, fra opere di Boldini e Canova, si spazia dalle foto di scena – ecco un giovanissimo Strehler che prova una Traviata pre-Visconti nel 1947 – ma anche di figurini storici, bozzetti firmati De Chirico o Hockney, partiture e spartiti di Verdi e Puccini, manifesti di storici, video del making della recente Tosca con Anna Netrebko, foto di trionfi o fiaschi leggendari. E ancora i direttori, da Toscanini, Abbado, Barenboim, Chailly, Muti, le immagini del glamour delle prime e delle contestazioni del 1968 del 1977; omaggi a figure fondamentali come Maria Callas – anche con immagini in alta definizione dei costumi restaurati, da Don Carlo a Medea a Anna Bolena – e a Carla Fracci.
Il tutto messo in dialogo con la piattaforma Google che moltiplica ulteriormente i percorsi di ricerca su altri siti. Di recente Scala ha anche dato il via a una serie di incontri pomeridiani fra il sovrintendente Meyer e gli artisti e ha anche creato un originale, ricchissimo database dei palchi, fitto di storie, dati e curiosità su proprietari e occupanti dal 1778 al 1920, famiglie più in vista della borghesia e aristocrazia meneghina, patrioti del Risorgimento, letterati, poeti, Napoleone e il maresciallo Radetzky, uno spaccato di storia sociale della città. Un patrimonio di immagini e informazioni che dovrà servirà poi da sostegno per il nucleo pulsante della vita del teatro: la musica cantata e danzata in scena. Difficile non commuoversi infatti ascoltando il breve estratto del Finale dell’atto I del Simon Boccanegra di Verdi, intonato dai cantanti, dall’orchestra e dal coro della Scala, esecuzioni singole riunite appositamente per l’occasione via web dal confinamento in un unico inno alla vita del teatro. Se il vero segno vitale di queste settimane è stato infatti lo streaming degli spettacoli, il futuro resta pieno di interrogativi.

PRIMO fra tutti quello su un piano ministeriale di linee guida per una riapertura delle attività, una programmazione che non guardi ai quindici giorni ma ai prossimi mesi, ma anche sfide e domande sulle nuove modalità di fruizione online, su diritti di artisti e lavoratori, perché chi ama il teatro e la musica è interessato all’idea di una ‘piattaforma online della cultura’ come aggiunta, ma non come sostituto.