«Dopo i tre giorni di guasti tecnici della scorsa settimana, ieri mattina è arrivato un’altro stop per la linea Roma-Lido alla quale Legambiente ha assegnato il «Trofeo Caronte» per il viaggio pendolare peggiore nel Lazio e in Italia. «Sulla Roma Lido i viaggi sono sempre più infernali, con ripetuti guasti e pendolari esasperati per una condizione che sembra solo peggiorare – sostiene Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – Sono anni che tentiamo di allertare sulle pessime condizioni della tratta ma la situazione continua ad aggravarsi, un servizio indegno, tutto dentro il comune di Roma e che dovrebbe servire gli abitanti dei quartieri sull’asse Roma-Ostia così come i turisti in visita ad Ostia Antica; ma i romani sfiduciati preferiscono affrontare il traffico sulle proprie auto private a discapito dell’ambiente».

LA ROMA-OSTIA è la ferrovia del mare gestita dall’Atac. In un solo anno trasporta numeri colossali. Ma i guasti, le interruzioni hanno spinto a un abbandono di massa. Da 80 mila viaggiatori al giorno si è passati a 55 mila, oltre il 30% di persone in meno. Questo comporta un aumento stratosferico del trasporto privato che si abbatte su Roma quotidianamente. Senza contare la rete metropolitana che dovrebbe assorbire l’impatto di chi usa la macchina per raggiungere la Capitale. Storicamente inadeguata alle esigenze di una città di quasi tre milioni di abitanti che si moltiplicano durante il giorno in maniera considerevole. Il trasporto in tram è esiguo. E pensare che Roma nei primi del Novecento contava su una rete invidiabile dismessa progressivamente dal secondo Dopoguerra. Quello su gomma è, a dir poco, sofferente, considerando i guai dell’Atac e il taglio dei fondi.

«A FRONTE DEL CROLLO numerico di viaggiatori non c’è alcun miglioramento del servizio, eppure la Roma Lido dovrebbe e potrebbe essere una metropolitana vera, vista la dimensione dei quartieri che attraversa e l’importanza strategica delle connessioni con la stazione Ostiense e la Metro – aggiunge Scacchi – Invece, di oltre venti convogli a disposizione, ce ne sono in servizio meno di 10 con più della metà rotti, il tracciato elettrico vecchio è in guasto continuo e le persone non ce la fanno più, la gestione comunale in mano ad Atac è vergognosa». Sono queste evidenti difficoltà che alimentano le campagne di messa a bando ai privati della concessione sul trasporto pubblico e che potrebbero portare anche a un referendum chiamato dai Radicali. L’amministrazione guidata da Virginia Raggi si oppone e intende comunque garantire la pubblicità del servizio. Migliorandolo, si spera.

IL RAPPORTO «Pendolaria» di Legambiente inserisce questo problema romano nella realtà più ampia del centro-sud Italia dove i pendolari vivono ugualmente una vita d’inferno. Prendiamo, ad esempio, la Circumvesuviana. Sulle tre storiche linee suburbane di Napoli dal 2010 al 2016 si è registrato un calo dell’offerta del 30 per cento. In tutto il meridione circolano meno treni rispetto al Nord. In tutta la Sicilia le corse sono 429 contro le 2.400 della Lombardia. E l’isola non è certamente meno estesa. Anche i convogli sono mediamente più vecchi: 19,2 anni contro i 13,3 del Nord.

ECCO COME procede la dismissione della rete, e l’apparentemente inarrestabile privatizzazione del servizio: tagliando le linee ferroviarie. Negli ultimi anni sono stati cancellati 1.323,2 chilometri. Facciamo un altro esempio: il Molise. Qui non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e con Termoli. Andiamo in Calabria: tra Cosenza e Crotone non esiste un collegamento diretto. Per percorrere 115 chilometri ci vuole almeno un cambio e tre ore complessive di viaggio. In Sicilia: Palermo e Ragusa sono collegate solo da tre treni giornalieri. Senza contare il baratro dell’alta velocità. Dopo Salerno il nulla. Ai chilometri di ferrovia chiusa, vanno poi aggiunti oltre 321 chilometri di rete ordinaria che risulta «sospesa» per inagibilità della rete ferroviaria, come avviene sulla Trapani-Palermo.