E così il virus pandemico si è portato via anche san Valentino. Non le spoglie del santo, che riposano nella cattedrale di Terni. Ma le feste, gli eventi, le adunate di coppie, che il 14 febbraio, quasi ovunque nel mondo, celebrano il giorno degli innamorati. Senza dimenticare le cene «occhi negli occhi» al ristorante, che se tu di san Valentino te ne freghi, un tavolo libero non riesci a trovarlo neanche a pregare. Ma chi era il santo universalmente riconosciuto come «Il protettore degli innamorati»? La riposta va preceduta da una nota: nel 1969, la chiesa cattolica lo ha cancellato dal calendario poiché, suo malgrado, era divenuto emblema di un consumismo profano.

Valentino, in una miscela di storia e fantasia popolare, sono in realtà due, vissuti nel Terzo secolo. Il primo, un sacerdote romano, fu ucciso per volere dell’imperatore Claudio II (213 – 270), con l’accusa di aver sposato di nascosto alcuni soldati, cui era proibito il matrimonio, foriero di distrazioni. All’altro Valentino (176 – 273), nominato vescovo di Terni nel 197, sempre Claudio II impose di abiurare al cristianesimo, ricevendo un fiero rifiuto. Gli fu concessa la grazia e venne affidato a una famiglia di notabili affinché lo «rieducassero». Nulla da fare. Morto Claudio, Aureliano ordinò l’arresto di Valentino, che continuava a mietere proseliti. La decapitazione del futuro santo, sulla Via Flaminia, porta la data del 14 febbraio 273. L’investitura del martire patrono dell’amore si deve al pontefice Gelasio I (morto nel 496) per sostituire i riti pagani del 14 febbraio, dedicati a Juno Februata (Giunone purificata), dea della febris amoris.

La popolarità di Valentino compete con quella di Francesco, Antonio e altri santi, escluso, forse, Pietro. Non deve dunque stupire che lungo la nostra penisola si incontrino reliquie valentiniane in copiosa quantità e svariate versioni. La loro autenticità è un’altra storia. Uniche a potersi fregiare della Doc sono, infatti, il cranio custodito in una teca nella chiesa di santa Maria in Cosmedin, Roma, appartenente al Valentino sacerdote, e il corpo del Valentino vescovo di Trani.

Partiamo dai dintorni di Torino, detentrice in leasing della Sindone. Il volume Chiese, campanili & campane di Torino sostiene, nientemeno, che le spoglie del santo siano dentro la chiesa di san Vito, san Modesto e santa Crescenzia, a Revigliasco. Sul luogo sorgeva, prima dell’anno Mille, una cappella, e da lì proverrebbe la devozionale eredità. Resta da stabilire, affermano prudenti gli autori, di quale Valentino si tratti. Trasferiamoci a Cavour, di cui fu conte Camillo Benso. Qui, scrive il sito della Pro Loco «Le reliquie di san Valentino (o meglio le reliquie di un sacro corpo della famiglia dei Valenti) giunsero da Roma nel 1833, grazie al cardinal Luigi Bottiglia, cavourese di nascita. L’urna, munita dei sigilli dell’autorità ecclesiastica e con il benestare del pontefice Gregorio XVI, venne conservata sotto la mensa dell’altare maggiore della parrocchiale… Nel 1876, le sacre reliquie vennero definitivamente collocate a vista sotto l’altare dedicato a san Giuseppe».

Liguria, Savona. Il 14 febbraio 2019, il settimanale Famiglia Cristiana dà notizia che «Dopo un secolo, per la prima volta, nella cattedrale della città ligure vengono esposte le spoglie del patrono degli innamorati… I resti del martire cristiano provengono dall’antico complesso di san Giacomo… e sono ad oggi custoditi in una cassa lignea del 1202 in cui in origine si trovavano le spoglie del beato Ottaviano». Va per le spicce il sito Valseriana News, limitandosi a registrare che la basilica di Gandino (Bergamo), dal 1628 accoglie il cranio di Valentino, pervenuto insieme ad altre reliquie avvolte in teli di seta.

Molti, era prevedibile, i pretendenti veneti. Stando alla Pro Loco di Limana (Belluno) il corpo del santo «esumato dalla catacomba di Sant’Agnese, sulla via Nomentana, il 20 maggio 1842… fu portato a Limana. Del 12 ottobre dello stesso anno è il documento del vicario capitolare che ne attesta l’autenticità e racconta che fu posto in una ‘cassetta di legno coperta di carta dipinta, bene chiusa e legata da lacci rossi di seta segnata dal nostro sigillo in cera rossa spagnola’… poi deposta nel petto della statua lignea di san Valentino, che ospita nella testa la reliquia del cranio. Infine, il vasetto tinto di sangue fu posto, dentro un altro vaso, nella mano della statua, là dove si trova tuttora». Una matrioska.

Per Venezia e Vicenza occorre affidarsi al sito Veneto Storia: «Quando entrate nella chiesa di san Samuele, poco conosciuta anche dagli stessi veneziani… al primo altare sulla sinistra vedrete chiaramente l’urna in cui c’è scritto: Corpus Sancti Valentini». A Vicenza, un imprecisato frammento di Valentino lo possiede la chiesa dei santi Felice e Fortunato. Come sia arrivato lì, non è dato di sapere. A Bussolengo, Verona, la chiesa romanica di san Valentino, nel quindicesimo secolo, ricevette in dono dalla Congregazione dei Disciplinati una statua del santo.

Ogni 14 febbraio viene posta sull’altare della Madonna dello Spasmo insieme al braccio di Valentino: pio omaggio, nel 1654, di tal Valentino (!) Corradino. A fianco della chiesa di san Giorgio, Monselice, Padova, una cappella conserva i resti di venticinque martiri cristiani da una catacomba romana, traslati qui nel 1651 grazie alla stirpe veneziana dei Duodo. Uno dei venticinque sarebbe, naturalmente, Valentino. Asserisce lapidario il sito friulano Vienichetiporto: «Il protettore degli innamorati riposa a Udine». Dove? All’interno della chiesa di sant’Antonio da Padova, fatta erigere dalla Confraternita di san Valentino nella seconda metà del ’500 «Dal 1666, le spoglie del santo riposano in questa chiesa». Dodici febbraio 2018, sezione Turismo.it del quotidiano La Stampa: «Non tutti sanno (in effetti, ndr) che le reliquie del vescovo romano Valentino… sono conservate nella graziosa chiesa della Madonna di Loreto, sotto la mensa dell’altare… Le ossa del santo passarono da Roma a Rovereto nel 1835. È provato da un documento del cardinale Carlo Odescalchi, che attestava di aver donato alla chiesa di Rovereto il corpo di san Valentino, estratto dal cimitero di santa Ciriaca nel Campo Verano a Roma».

All’intricata topografia funebre del santo contribuisce il settimanale Toscana Oggi «Antichi documenti ci dicono che i suoi resti furono riesumati dalle catacombe di san Callisto, sulla via Appia Antica, il 9 novembre 1681 e consegnati alla nobildonna romana Laura Grozzi. Fu lei a donare le spoglie di Valentino martire alla comunità di Bientina, Pisa, dove arrivarono il giorno di Pentecoste del 1699».

Certezze granitiche le ha Senigallia, Ancona, «Città degli innamorati». « In realtà, le spoglie di san Valentino si trovano a Senigallia dal 1800. Durante il pontificato di Pio IX, infatti, il Vicario di Roma donò le reliquie di san Valentino al cardinale Domenico Lucciardi, che, a sua volta le regalò alla chiesa del Carmine il 19 febbraio 1853». Ribatte il sito turistico sassorvcorvaroeventi.it «La reliquia di san Valentino Martire Prete romano 42 d.C. (!) è custodita all’interno di un’urna nell’Oratorio della SS.ma Trinità, a Sassocorvaro. Siamo certi che quel corpo fu riposto nel 1696 in un’urna sigillata e autenticata dal vescovo agostiniano Pietro Alberto Ledrou, giunta nelle mani di Giovanni Battista Fabbri di Sassocorvaro nel 1726, aperta e recognita dal vicario apostolico Eustachio Carotti nel 1747».

Adesso in Calabria, provincia di Cosenza. Liberarende, quotidiano online socialista e libertario, ci informa che parte delle reliquie di Valentino «… sono custodite nel convento di san Daniele dei Padri Cappuccini di Belvedere Marittimo dal 27 maggio 1710, provenienti dal cimitero di Cipriano fuori città, come attestato da una lettera… autenticata dal notaio Francesco La Regina… Le reliquie, un’ampollina col sangue del martire e un’urna di legno con le ceneri del suo corpo, sono state donate dal cardinale Gaspare del Carpine, vescovo di Sabina, a Valentino Cinelli il 26 maggio 1700 e, successivamente (il 27 maggio 1710), da un certo Francesco Cipollina al padre cappuccino Samuele da Belvedere».

Sicilia, Monreale. Filodirettomonreale.it. si limita a poche e non troppo convinte righe: «Monreale conserva gelosamente le reliquie di san Valentino. Sono custodite all’interno di un reliquiario a muro contenente spoglie di diversi santi martiri nella chiesa di san Castrense».

Nel 2000, il quotidiano La Nuova Sardegna ammette, invece, con una punta di amarezza: «Non vi sono elementi per sostenere l’autenticità delle reliquie di san Valentino conservate nella chiesa cittadina dei santi Cosma e Damiano. Vi sono, al contrario, taluni riscontri storico-scientifici che dimostrano l’impossibilità dell’identificazione del martire romano venerato ad Ozieri». Peccato. Perché a Pozzuoli «Sotto l’altare maggiore della chiesa di santa Maria delle Grazie, in un piccolo scrigno…».

In Europa
E adesso andiamo all’estero, più precisamente in Europa, dove non sono in pochi a contendersi la proprietà delle «vere» reliquie di Valentino. Va detto, però che, mentre in Italia la competizione è molto accesa e le prove esibite, come abbiamo visto, fanno appello a presunte certezze storiche, fuori dai nostri confini l’atteggiamento è assai più tiepido.

Nasce il ragionevole sospetto che sbandierare il possesso di qualche osso dello scheletro del santo sia un espediente per attirare turisti locali e non, in cerca di richiami romantici. Va poi aggiunto che le reliquie sparse nel Vecchio Continente sono immancabilmente attribuite al vescovo di Terni. Il Valentino sacerdote romano non è opzione alternativa da considerare di qualche interesse. Di certo, in Irlanda, il santo dell’amore non può competere con san Patrizio, protagonista indiscusso delle celebrazioni a carattere religioso. Tuttavia, la Whitefriar Street Church, 56 Aungier Street, Dublino, registra il 14 febbraio un copioso flusso di turisti e di cittadini che si raccolgono in preghiera per chiedere matrimoni felici, nuovi fidanzati e fidanzate, ritorni di fiamme dal passato. Lo fanno chinando il capo al cospetto di un’ampolla con tracce del presunto sangue di Valentino. Inutile cercare fonti che spieghino per quali vie e grazie a chi, l’ampolla sia arrivata lì.

Nella Repubblica Ceca, san Valentino è tornato in auge dopo la fine del comunismo, pur se la tradizionale Festa dell’amore cade il primo maggio. Due feste in una, all’insegna dell’ottimizzazione. A Praga, sulla collina di Vysehrad, sorge la chiesa neogotica dei Ss. Pietro e Paolo. Qui, nel 2003, è stato scoperto un osso della spalla del vescovo ternano dentro un reliquario barocco. Per ulteriori dettagli, chiedere, una volta sul posto, al parroco Jan Kotous, o a colui che nel frattempo lo avesse sostituito.

Chemno, bellissima cittadina della regione della Cuiavia – Pomerania, Polonia settentrionale, è stata eletta Capitale polacca dell’amore. Non a caso, poiché sotto le volte della parrocchiale un reliquario del 1630, in argento, è custode di un frammento del corpo di Valentino. Non si discostano per genericità di informazioni i nostri cugini d’oltralpe. La Collegiata di san Giovanni Battista e san Giovanni Evangelista, ad Avignone, ha le massicce fattezze di una chiesa fortificata. La sua costruzione, tra il 1329 e il 1335, si deve al cardinale Bertrand de Pouget. Il sito Avignon Tourisme brilla di vaghezza: «Nella collegiata vi sono le reliquie di san Valentino, arrivate nel 1868 dopo una missione cattolica. Anche se il loro acquisto da parte di un ricco proprietario viticolo è posteriore all’epidemia di filossera (la Francia venne colpita dalla filossera sul finire degli anni ’50 dell’800, ndr) la leggenda narra che da allora proteggono le vigne». Assai più interessanti i quadri del Caravaggio che appartengono al patrimonio artistico della chiesa.

Islam
Le ragioni, ma suona davvero assurdo definirle tali, sono sempre le stesse: festeggiare il giorno di san Valentino è contrario ai precetti della religione islamica, ne inquina i principi, ne altera le tradizioni. Vale dall’Indonesia al Pakistan passando per la Malesia e l’Arabia Saudita. Quantomeno contradditorio in Paesi che hanno spalancato molte porte all’Occidente, accettando di scendere a compromessi di ben altro peso.
In realtà, anche san Valentino viene usato per stringere la morsa della fede integralista e dei regimi autoritari, soprattutto nei confronti dei giovani. Molti di loro, lo scorso anno e negli anni precedenti, sono stati arrestati il 14 febbraio perché si erano rifiutati di sottostare al divieto. L’autorità pakistana di regolamentazione delle telecomunicazioni è arrivata ad emettere un comunicato per ricordare alle emittenti televisive e radiofoniche la proibizione di trasmettere programmi che abbiano come argomento la festa degli innamorati. Questo in un paese dove il sessanta per cento della popolazione ha meno di trent’anni.

A Giacarta, capitale dell’Indonesia, vengono puntualmente organizzate manifestazioni «popolari» contro il giorno di san Valentino, considerato incitamento al sesso fuori dal matrimonio ed esempio di degenerazione culturale. Sempre in Indonesia, nel 2012, a Makassar, centro principale dell’isola di Sulawesi, la polizia ha distrutto molti negozi che vendevano oggetti regalo legati alla festa. In Malesia non si contano le irruzioni nelle stanza d’albergo, alla ricerca di coppie «clandestine». L’oscurantismo dell’Arabia Saudita, tenuta saldamente in pugno dal principe ereditario Mohammed Bin Salman, vieta in generale ogni pubblica effusione, a partire dal tenersi per mano durante una passeggiata. Decine e decine di ragazzi sono finiti nei guai per non aver rispettato la legge. Il governo di Mbs, per San Valentino, era arrivato a imporre la vendita di fiori a prezzi altissimi, e chi voleva acquistarli aveva dovuto rivolgersi al mercato nero. Stesso clima regna nelle grandi città dell’Iran, Teheran in testa. E non va meglio, lo segnala Clarissa Valle sul sito Tpi, in India. Il Bajrang Dal, organizzazione religiosa di destra a impronta fortemente nazionalista, ha minacciato i giovani di alcune province, promettendo di punirli (facile capire in che modo) se non si fossero astenuti dall’organizzare incontri, tanto più a due, «che celebrano e diffondono un rito volgare e blasfemo».

Ex roccaforte del comunismo sovietico, la provincia russa di Belgorod è oggi a prevalenza religiosa ortodossa. Non per questo ha dimostrato maggior tolleranza dell’islam conservatore nei confronti della ricorrenza di san Valentino, ritenuta lesiva della sicurezza spirituale e perciò messa al bando. Il governo locale la giudica infatti «una festa che non favorisce la formazione di valori spirituali e morali nella gioventù».