Volevo cominciare questa mia testimonianza ricordando quante volte «il manifesto» è stato un titolo, fulminante, esauriente, esilarante, consolante. Ma naturalmente non è solo questo.

Mi è capitato di non essere d’accordo ma mai di leggere qualcosa di non documentato, di superficiale, di banale. Sarà perché in fondo cerco in un quotidiano quello che vorrei sentire dal mondo che mi circonda. Sempre più spesso il mondo mi bombarda di notizie inutili o di stupide polemiche. Sto vivendo un periodo di grande confusione, non mi riconosco in nessuna assemblea, in nessun gruppo. Alla mia età, non proprio verde, cerco ancora l’entusiasmo e la voglia di lottare per le cose che mi sembrano importanti. Voglio un paese in cui non si trattino gli esseri umani come le bestie, voglio che le donne abbiano sempre le stesse opportunità degli uomini, non voglio più sentire di persone discriminate per le loro scelte sessuali o per la loro pelle. E non voglio più dover dire «non voglio».

Sono un’analfabeta digitale, quindi destinata a soccombere, ma voglio ancora avere tra le mani la carta di giornale, perché non c’è niente di più bello che cominciare la giornata leggendo, magari arrabbiandosi, commuovendosi, condividendo pensieri e idee con donne e uomini che attraverso quelle pagine ti trasmettono un’idea di mondo. Quindi, viva «il manifesto» e mi abbono.