Lo hanno cercato invano per settimane negli ospedali del Gargano. Di lui si conoscono il paese di origine, il Mali, e il luogo in cui lavorava: le campagne di Rignano Garganico in provincia di Foggia. Nessuno pare l’abbia più visto, questo bracciante di trent’anni, uno dei tanti stagionali per la raccolta dei pomodori nei campi della Capitanata. Viveva in una baracca vicino alle campagne dove lavorava.

Un “giallo” sul quale la Flai-Cgil Puglia vuole vederci chiaro. Per questo Yvan Sagnet, coordinatore del Dipartimento immigrazione del sindacato, ha deciso di uscire allo scoperto: «Il cadavere non si trova negli obitori né di San Giovanni Rotondo né di Foggia. È probabile sia stato sepolto dai caporali nel ghetto oppure nascosto. Stiamo cercando di conoscere il nome per far partire una denuncia di occultamento di cadavere. Purtroppo è difficile avere informazioni poiché i caporali hanno spaventato a morte i lavoratori che, anche se parlano dell’episodio, hanno paura a dire il nome e il giorno preciso del decesso». L’uomo sarebbe morto cadendo in uno dei 57 cassoni di verdura raccolti dai braccianti.

Dunque, qualcosa è successo. I membri della Rete Campagne in Lotta avevano denunciato l’accaduto durante l’assemblea pubblica di lunedì scorso al Centro sociale “Scuria” di Foggia. Per il bracciante del Mali fu osservato anche un minuto di silenzio. Le versioni dei fatti sono però discordanti. Per la Rete, infatti, il lavoratore sarebbe deceduto in ospedale.

Chi sa ha paura di parlare temendo di subire pesanti ritorsioni. Tanto è vero che la notizia non ha trovato conferme ufficiali. Come dichiara il segretario generale della Flai-Cgil Puglia, Giuseppe Deleonardis: «Non abbiamo alcuna certezza che sia morto un uomo. Abbiamo raccolto un racconto di qualche bracciante e stiamo verificando». «È una voce – spiega il segretario – e stiamo indagando cercando di capire se sia vera». I carabinieri di Foggia al momento non hanno ricevuto alcuna segnalazione sulla presunta scomparsa di un bracciante, né di un decesso. Nessuna indagine risulta al momento aperta.

Ma qualcosa a Rignano Garganico è successo. Luogo tristemente famoso per il ghetto creato dai migranti che vivono in capanne costruite con materiali di fortuna, in condizioni igieniche spesso precarie. E dove dal 2012 “Radio Ghetto Voci Libere”, un’esperienza di comunicazione partecipata, tenta di dar voce ai braccianti africani delle campagne pugliesi, specie del foggiano. Da sempre una delle zone più colpite dal caporalato: basti pensare che oltre a quello di Rignano, ci sono il «Ghetto Ghana House» a Cerignola, il «Ghetto dei bulgari», nei pressi di Borgo Mezzanone, e l’insediamento presso la pista dell’ex aeroporto militare attiguo al Cara di Borgo Mezzanone.

E proprio in questi giorni le campagne del foggiano sono state al centro dei controlli dei carabinieri di Foggia, del Nucleo operativo del Gruppo Tutela Lavoro di Napoli, del Nucleo ispettorato del Lavoro di Foggia e dal personale della Direzione Territoriale del Lavoro di Foggia. Delle aziende controllate, 32 sono risultate irregolari: 430 i lavoratori agricoli identificati di cui 71 sono risultati irregolari e 64 in “nero”. Per sei aziende è scattata la sospensione della attività imprenditoriale, e sono state accertate violazioni amministrative in materia di lavoro e maxi-sanzioni per lavoro nero per oltre 300mila euro.

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Tutto questo alla vigilia dell’odierno vertice nazionale sul caporalato, convocato dai ministri Martina e Poletti, ed al quale parteciperanno sindacati, associazioni delle imprese agricole, l’ispettorato del Lavoro e l’Inps. Il ministro delle politiche agricole Martina, su Twitter, citando anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha annunciato la loro proposta comune in vista del vertice: «La nostra battaglia contro il caporalato. Confisca dei beni passo necessario».

Idea che ha subito trovato riscontri positivi nella Uila Uil, che chiede «un decreto legge per renderle subito operative», come ha dichiarato il segretario generale Stefano Mantegazza. Mentre la Flai-Cgil presenterà la propria piattaforma, nella quale chiede la rapida approvazione del Collegato agricolo e che alla “Rete del Lavoro di Qualità” possano iscriversi e restare iscritte solo le imprese che applicano le leggi ed i contratti di lavoro. Oltre all’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.