Ovvio, c’è chi lo dice anche stavolta, come accade dalla notte mondiale in Svizzera, il 4 luglio 1954, quando la Germania Ovest batté l’imbattibile Ungheria. Da allora lo chiamano «Il Miracolo di Berna» ed è anche il titolo di un gradevole film girato per raccontare questa storia. È uscito diciotto anni fa, ma in quest’estate di pallone può valere la pena rivederlo. In quella partita nacque l’idea che la Germania sarebbe ripartita, anche dopo gli orrori della guerra, la divisione tra Est e Ovest, repubblica democratica e federale.
Ma in quella notte accadde pure qualcosa di diverso, decisamente meno «wagneriano» , ma che piano piano avrebbe caratterizzato i decenni a venire dei tedeschi e del loro ruolo, in Europa e nel mondo. Così si iniziò a dire «arriveranno» sempre come le loro macchine, saranno fatti per resistere nel tempo, come i loro televisori e frigoriferi, le loro lavatrici. Affidabili, di un’affidabilità non troppo empatica.

LA COSA portò la Germania Ovest a vincere tre Mondiali e un quarto arrivò nel 2014 quando i tedeschi non erano più divisi tra Est e Ovest. E poi tre Europei, 1972 e 1994 e 1996. La cosa spinse Gary Winston Lineker a dire: «Il calcio è quello sport dove 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine la Germania vince». Già meraviglioso attaccante, oggi acuto commentatore televisivo, Lineker è inglese e quando parla di sassoni sa cosa dice.
La Germania alla fine arriva sempre, ma questa volta è curioso provare a capire anche come è partita per Euro 2021. I tedeschi se la vedranno questa sera con la Francia e i francesi sono davvero i super favoriti, hanno così tanti giocatori che potrebbero schierare tre nazionali. E poi semmai c’è l’Italia scanzonata del commissario Roberto Mancini, che all’esordio, appena ha trovato la giusta spensieratezza, ha esaltato il pubblico romano, ha divertito con il suo gioco e rifilato tre gol ai turchi che proprio non sono gli ultimi sprovveduti. E poi, magari, ci sono la giovane Inghilterra (che ha già battuto 1-0 la Croazia) e il Portogallo che non è più solo Cristiano Ronaldo e un’Olanda (3-2 all’Ucraina) vivace con il suo orange.

E POI, VEDRETE, in questo Europeo ovunque ed extralarge qualche sorpresa spunterà. La Finlandia, per esempio, ha già battuto la Danimarca, ancora sotto choc per il malore di Eriksen. E ci sarà (comunque) la Macedonia del Nord che vorrà riscattarsi, costi quel che costi. Hanno perso 3-1 nell’esordio con l’Austria, il pareggio lo ha segnato Goran Pandev, che il 27 luglio compirà 38 anni, fa gol anche per il Genoa e nel suo Paese è monumento nazionale da un pezzo.
Pandev e i suoi ci riproveranno giovedì pomeriggio contro l’Ucraina, mai dire mai: hanno già fatto qualcosa di più, si sono messi in corsa per andare ai prossimi Mondiali e hanno subito battuto la Germania, 2-0, il 31 marzo. Lo hanno ribattezzato il miracolo di Duisburg, ma stavolta la favola non riguarda i tedeschi. Ecco (anche) perché la Germania che alla fine arriva sempre, stavolta non parte favoritissima. Resta forte ovunque, fortissima in attacco, ma attizza meno del solito. Parte più defilata, a fari spenti, ma sia chiaro che è una scelta, perché le loro lampadine non si bruciano mai. Intanto i riflettori sono tutti accesi sul gatto Achille. Come chi sarebbe? È il felino indovino che ha già azzeccato il pronostico di Turchia-Italia. Vive al museo Ermitage di San Pietroburgo. È un gatto russo, segue l’esempio del polpo Paul, che nel Mondiale del 2010 indovinò più o meno tutto. Occhio però, Paul viveva nell’acquario di Oberhausen. Affidabile, come tutti i polpi tedeschi.