Il presidente del Coni Giovanni Malagò e quello della regione Lombardia Roberto Maroni, si sono recentemente incontrati a Milano per discutere di sport. Non quello dei cittadini e neppure quello di cittadinanza, che esclude i migranti e i loro figli dai vari campionati di calcio, perché non sono cittadini italiani. L’oggetto dell’incontro è stato altro e ha a che fare con la cementificazione dell’area Rho-Pero, dove sorgeranno le strutture che ospiteranno l’Expo del 2015, tutto in nome dello sport.

Roma avanzerà la sua candidatura per ospitare le olimpiadi del 2024, e l’esperienza passata dimostra che non è il caso che venga avanzata anche da un’altra città, come potrebbe essere Milano, perché in sede di assegnazione del Cio, la competizione tra due città dello stesso Paese viene interpretato come segno di divisione e di solito la spuntano gli altri. Quando Malagò ha deciso di lasciare il palazzo H del Coni per andare a Milano e incontrare Maroni, portava con sé il ramoscello d’ulivo, dunque i due sapevano benissimo che la contesa non sarebbe stata su quale città avrebbe avanzato la candidatura alle olimpiadi del 2014, nonostante qualche baruffa tattica iniziale del presidente della Lombardia.

L’incontro si è risolto amichevolmente con l’accordo secondo cui Milano rinuncia a qualsiasi pretesa di candidatura, in cambio il Coni entro la fine dell’anno darà il suo placet perché sull’area che ospiterà Expo 2015 sorga una città dello sport. I palazzinari si convertono e passano agli impianti sportivi. Sull’area di Rho-Pero, sorgerà sicuramente un nuovo stadio, Malagò e Maroni incontreranno a breve i dirigenti del Milan e poi quelli dell’Inter guidati dal neopresidente indonesiano Thorir, per sondare se lo stadio ospiterà entrambe le squadre o solo una delle due, visto che negli ultimi tempi tutti aspirano ad avere uno stadio proprio. Perché costruire uno stadio nuovo, se esiste S.Siro, efficiente e funzionale, rimodernato e ampliato con i soldi pubblici in occasione di Italia ’90? Dopo l’Expo nella città dello sport, sorgerà anche una piscina olimpionica e altri impianti per lo sport spettacolo, ai cui costi di realizzazione si aggiungeranno quelli di mantenimento.

Avremo nuove cattedrali nel deserto costruite con i soldi pubblici. Che c’entra il Coni in tutto questo? Malagò finanzierà gli impianti sportivi della cittadella dello sport con i tassi agevolati del Credito Sportivo, la banca dello sport della quale il Coni è azionista, e che si alimenta con i proventi delle percentuali dei concorsi pronostici. Il Credito Sportivo dovrebbe aiutare le piccole associazioni sportive e gli enti locali a costruire nuovi impianti. In passato furono gli Agnelli a usufruire a piene mani dei tassi agevolati del Credito Sportivo, per finanziare la costruzione di impianti della Sisport, la società sportiva della Fiat, poi venduta con grandi profitti, e più recentemente per la costruzione del nuovo stadio della Juventus. Oggi, in nome dell’Expo e dello sport, tocca a Maroni.