Una mostra fotografica sui migranti che attraversano il mare sui barconi, una raccolta firme per rilanciare la campagna sullo ius soli, iniziative per supportare economicamente il Comune di Riace e i suoi progetti di accoglienza messi in pericolo dal governo, e la sala centrale dibattiti intitolata alle «vittime del Mediterraneo».

Visto che in politica i simboli contano, per il Pd di Bologna si tratta di una scelta importante, in decisa controtendenza rispetto alla campagna elettorale del 4 marzo e ai suoi continui richiami alla svolta muscolare di Minniti. Complice la vittoria a livello nazionale di Lega e M5S, i dem bolognesi provano a cambiare schema di gioco con la locale Festa dell’Unità. Non più appelli – come se ne sono sentiti tanti – per la riapertura di un centro di espulsione migranti in città (chiuso anni prima dallo stesso Pd), ma iniziative a favore dell’accoglienza perché, dice il deputato e segretario locale Francesco Critelli, «non possiamo lasciare le persone in mare mentre Lega e 5S si mettono d’accordo su quando salvarli».

In partenza domani, la kermesse del Pd bolognese rappresenta una doppia sfida per un partito che qui a Bologna è ancora di governo, ma poco più in là (ad esempio Imola) ha subito una sconfitta rovinosa alle amministrative di giugno consegnando la città ai 5S. La prima sfida è quella del cambio di location, dopo 40 anni non più al Parco Nord ma nel quartiere fieristico: la Festa serve a raccogliere fondi per permettere al partito di vivere, e senza visitatori non si fa cassa.

La seconda sfida è proprio l’attenzione al tema dell’accoglienza. «Siamo consapevoli che il clima del paese è favorevole a Lega e 5 Stelle – spiega Critelli – ma il compito di una forza riformista di sinistra non è quello di piegarsi all’andamento del momento, crediamo si debba mettere in capo un’agenda politica e sociale differente». C’è anche spazio per l’autocritica: «E’ stato uno sbaglio non avere approvato lo ius soli quando potevamo farlo, ora rilanciamo la battaglia con una raccolta firme». «Da Bologna – conclude Critelli – deve arrivare una risposta allo spettacolo indecente del governo, a partire da quello che sta facendo Salvini». In realtà sul tema dell’accoglienza il Pd di Bologna deve fare i conti con il suo passato di governo, più che un esercizio di equilibrismo la classica quadratura del cerchio resa evidente dall’arrivo dell’ex ministro Minniti, scelto per chiudere il 10 settembre la kermesse.

Ma la sfida più importante al momento è quella dei numeri. «Confidiamo di chiudere con più gente degli anni scorsi», rassicura il responsabile della Festa Davide Speme. Speranza che è di tutto il partito: da due si chiude in rosso. Da qui la decisione del cambio location (al coperto, per evitare il maltempo) e dell’accorciamento (di sei giorni). E visto che in politica così come negli affari non esistono spazi vuoti, il Pd dovrà anche affrontare la concorrenza di una sorta di contro kermesse che della Festa dell’Unità ha tutti gli ingredienti salvo la politica, organizzata proprio nella storica location abbandonata dai dem.