La più alta carica dello stato nord coreano, dopo Kim Jong-un ovviamente – attraverserà il confine e si recherà in Corea del Sud per tre giorni, in occasione delle Olimpiadi invernali. Si tratta di Kim Yong-nam, leader cerimoniale nordcoreano e presidente dell’Assemblea suprema del popolo. Un segnale positivo – è la prima volta che accade dal 1953, quando terminò la guerra tra le Coree, anche per l’ufficio della presidenza della Corea del Sud, che ha letto la presenza di Kim come grande segnale circa potenziali futuri negoziati.

DI SICURO KIM – che arriverà con una delegazione di circa venti persone – avrà la possibilità di incontrare dirigente di Seul, nonché presenziare alla cerimonia di inaugurazione, magari proprio accanto al segretario di Stato degli Stati uniti Mike Pence. Kim, inoltre, può recarsi in Corea del Sud, non essendo mai stato colpito dalle sanzioni a tante personalità vicine alla leadership di Pyongyang e considerate «partecipi» al progetto di proliferazione nucleare della Corea del Nord.

LA VISITA DEL PRESIDENTE – benché solo «de facto» – della Corea del Nord può essere letto come un segnale distensivo importante, specie dopo la settimana appena trascorsa, carica di tensioni a causa dell’annullamento di Pyongyang di una cerimonia comune e per l’annuncio di una parata militare proprio nel giorno che precederà la cerimonia inaugurale dei giochi olimpici.

SARANNO IN TOTALE 26 i capi di stato e di governo da 21 paesi, a essere presenti all’apertura dei giochi. Ci sarà anche il premier giapponese Abe Shinzo (fresco di vittoria elettorale a Okinawa); il giapponese sarà l’unico leader dalle quattro maggiori potenze regionali – Stati uniti, Cina, Giappone e Russia – a visitare il paese in occasione dei Giochi.