Almeno tre franchi tiratori nella maggioranza, e ragionevolmente nel Movimento 5 Stelle dove da ieri pomeriggio è in corso una caccia ai traditori, hanno portato all’elezione a sorpresa del grillino Raffaele Trano a presidente della commissione finanze della camera. Il candidato ufficiale della maggioranza era un altro, anch’egli dei 5S, Nicola Grimaldi, capogruppo del Movimento in commissione e più gradito al gruppo dirigente. Trano è stato eletto per 20 voti a 19 con l’appoggio compatto di tutte le opposizioni, che evidentemente avevano fiutato l’aria meglio degli stessi grillini.

Il risultato rende esplicite le divisioni nel Movimento. Già emerse nella conta interna ai rappresentanti in commissione, dove la decisione di indicare Grimaldi era prevalsa per otto voti contro cinque. A quel punto risulta che anche gli alleati dei 5S avessero consigliato maggiore prudenza, ma i grillini hanno deciso di insistere. Portando la maggioranza alla sconfitta nel voto segreto.

Sconfitta che non impensierisce il Pd, che assicura garantisce di aver osservato lealmente le indicazioni della maggioranza. I dem liquidano la questione come problema interno ai 5 Stelle. Mentre Trano è considerato un deputato competente per la guida della commissione finanze – è un commercialista – e per questa ragione, in subordine evidentemente alla possibilità di fare uno sgambetto alla maggioranza, tutti i consiglieri del centrodestra rivendicano la decisione di votarlo.
Al momento del voto, ieri pomeriggio, in commissione c’erano 39 deputate e deputati, tre infatti erano assenti dai gruppi di Forza Italia, 5 Stelle e gruppo Misto. Nel conteggio finale alla maggioranza sono mancati quattro voti, finiti con le opposizioni a sostegno di Trano, due presumibilmente arrivati dagli ex 5 Stelle – uno, il deputato Angiola, lo ha dichiarato – e almeno altri due da franchi tiratori, tra i quali evidentemente lo stesso Trano.

Immediatamente dopo la proclamazione dell’esito, il capogruppo dei 5 Stelle alla camera Davide Crippa ha detto che «il risultato non rispetta la volontà della maggioranza, può essere frutto di giochetti politici portati avanti dall’opposizione con l’aiuto di qualche membro della maggioranza». Aggiungendo che «questa situazione per il M5S è inaccettabile» e invitando Trano a dimettersi «per procedere a una nuova votazione». Ma Trano non ne ha alcuna intenzione, tanto che ha subito presentato la sua elezione come «una vittoria del Movimento che ha potuto esprimere un candidato che mette d’accordo la maggioranza e l’opposizione che così potranno lavorare insieme in un momento così delicato».

Per il rappresentante di Leu in commissione, Luca Pastorino, si è creato «un vulnus politico» anche perché «la minoranza che ha eletto il nuovo presidente ha già due vice presidenti». Sta alla finestra invece il Pd, che aveva lasciato ai 5 Stelle la guida della commissione (si doveva infatti sostituire la grillina Ruocco, passata a guidare la commissione di inchiesta sulle banche). Nessuna richiesta di dimissioni a Trano, «per noi la discussione complessiva nella maggioranza si farà più avanti» dice il deputato dem Claudio Mancini. A giugno si dovranno rinnovare le presidenze di tutte le commissioni.