Arrivano gli All Blacks. Domani allo stadio Olimpico (Dmax, ore 15) la Nuova Zelanda inaugura il suo tour europeo sfidando l’Italia. Da una parte i più forti del mondo, una squadra di fuoriclasse considerata pressoché invincibile – ma anche un brand del valore commerciale di 170 milioni di dollari, pari a quello dei migliori club calcistici. Dall’altra la giovane nazionale azzurra che dalla scorsa primavera è affidata alla guida sapiente di Conor O’Shea, 46 anni, irlandese di Limerick, ottimo giocatore con Leinster e London Irish e poi apprezzato coach lungo le rive del Tamigi con gli Harlequins.
Le statistiche di Italia e Nuova Zelanda riportano 12 precedenti ufficiali – i cosiddetti test match: il primo nel 1987, in occasione della coppa del mondo. Ma alla storia del rugby azzurro si può certamente aggiungere un tredicesimo match, anno 1979, quando gli All Blacks si presentarono a Rovigo e vinsero di misura (18-12). Per la cronaca quel giorno Nello Francescato, il secondo di una nidiata di cinque fratelli tutti consacrati all’ovale, segnò una delle più belle mete nella storia del rugby italiano. Era un mercoledì, giorno feriale, e per gli All Blacks quello era un “midweek match”, un impegno infrasettimanale da assolvere tra un test e l’altro, quando ancora il rugby non era “pro” e nei tour si faceva così. Nonostante la giornata lavorativa i 6 mila posti consentiti nel piccolo stadio Battaglini raddoppiarono non si sa bene come: trent’anni dopo, a San Siro, a vedere gli All Blacks si presentarono in 80 mila, manco fosse il derby della Madonnina.

E Hansen schiera la riserve…

L’Italia comincia dunque il suo trittico autunnale con i più forti. Tra una settimana sarà a Firenze per sfidare gli Springboks, poi chiuderà con Tonga a Padova. Per i neozelandesi il tour europeo ha invece in programma Irlanda e poi Francia.
Il match di sabato prossimo a Dublino è di particolare importanza per i tuttineri. Una settimana fa, in quel di Chicago, Illinois, è accaduto l’impensabile: gli stratosferici campioni del mondo hanno rimediato una storica scoppola proprio dagli irlandesi, 40 a 29, e mai era successo in 111 anni. Qualcuno ha intestato la sconfitta al jet-lag e alle fatiche del recente Rugby Championship, che gli All Blacks hanno vinto dominando in lungo e in largo in tutti e sei i match contro Australia, Argentina e Sudafrica. Forse è vero, o forse è l’Irlanda che sta crescendo.

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Ma la rivincita si annuncia infuocata. Per questo Steve Hansen ha deciso di tenere a riposo i migliori e la formazione che scende in campo oggi all’Olimpico contro l’Italia è sostanzialmente di pur lussuose seconde scelte. Giocano: McKenzie; Dagg, Fekitoa, Lienert-Brown, Naholo; Cruden, Kerr-Barlow; Lautua, Cane, Dixon; Barrett, Tuipulotu; Faumuina, Taylor, Crockett. I più forti vanno o in tribuna (il capitano Kieran Read, il regista Beauden Barrett, l’ala Julian Savea) o si accomodano in panchina (Aaron Smith e il gigantesco Brodie Retallick).

Di fronte a una squadra fuori dalla portata degli azzurri, Conor O’Shea mantiene una linea coerente con i propositi di sperimentare e innovare. Prima ancora di conoscere la formazione avversaria il coach ha annunciato fin da martedì quella dell’Italia. Eccola: Padovani; Bisegni, Benvenuti, McLean, Esposito; Canna, Bronzini; Parisse, Favaro, Mbanda; Van Schalkwik, Fuser; Cittadini, Ghiraldini, Lovotti. E’ un mix di giocatori di grande esperienza (Parisse, Ghiraldini, McLean) e di giovani che hanno all’attivo appena una manciata di match internazionali, o di esordienti assoluti come Giorgio Bronzini, il mediano di mischia della Benetton che prende il posto di Gori. “La formazione non è per nulla sperimentale, è la migliore possibile”, ha però voluto chiarire O’Shea. Ai suoi giocatori il coach azzurro chiede una bella prestazione, di quelle senza paura: “Voglio vedere che ognuno svolge il proprio compito sul campo”. Contro gli All Blacks, che hanno i loro punti forti nella velocità di esecuzione, nella compattezza e nella abilità nell’occupare tutto il fronte di gioco, saranno importanti la capacità di conquistare palla e di coprire il campo.

All’Olimpico si annuncia il tutto esaurito. Le delusioni dell’ultimo Sei Nazioni e i pessimi risultati delle franchigie italiane nelle coppe europee non hanno fatto scemare l’interesse e l’affetto del pubblico nei confronti della nazionale. Nemmeno l’ultimo “affaire” – un bilancio federale chiuso con 2 milioni di passivo e un’inchiesta della Procura sportiva che ha messo sotto indagine il presidente Gavazzi e dieci consiglieri con l’accusa di abuso d’ufficio, falso e danno patrimoniale – sembrano scuotere il rapporto tra gli azzurri e gli appassionati del mondo ovale. Tutto sommato, un piccolo miracolo.

Autunno caldo

Tutte le squadre dell’emisfero Sud sono attualmente in tour nel nord Europa. Oggi a Twickenham (Skysport3, 15.20, replica alle 20.45) sono in campo Inghilterra e Sudafrica. A Edimburgo tocca a Scozia e Australia, con i Wallabies che hanno programmato un autunno ritmato da ben 6 test-match (sabato scorso hanno battuto il Galles, poi toccherà a Francia e Irlanda, gran chiusura con il XV della Rosa. A Cardiff si gioca Galles-Argentina.