Ventidue anni dopo, lo stato si prepara a tornare azionista in Alitalia. Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio ha spazzato via le indiscrezioni degli ultimi giorni confermando il varo di una newco partecipata dallo stato (si ipotizza attorno a una soglia del 15-20%, non del 51% come ventilato dal ministro Toninelli) con Ferrovie dello stato come socio e il sostegno finanziario di Cdp per l’acquisto e il noleggio della flotta.

Un nuovo soggetto pubblico dei trasporti (in Fs, almeno per ora, sono confluite anche le strade di Anas) che per i 5 Stelle dovrà reperire un partner privato internazionale e varare quello che per Di Maio diventerà «il primo gruppo al mondo di trasporto integrato gomma-ferro-aria».

La scelta del socio privato svelerà le carte, perché se fosse una compagnia extracomunitaria non potrebbe avere più del 49%. I rumors parlano di China Eastern, l’americana Delta ma anche di Lufthansa.

IERI FS HA PRESENTATO una manifestazione di interesse non vincolante, il primo passo formale per un procedimento complesso che dovrebbe comunque chiudersi entro il 31 ottobre, data entro la quale le offerte dovranno essere vincolanti.

Il governo non prolungherà il prestito-ponte ad Alitalia da 900 milioni (che dovrà essere restituito entro il prossimo 15 dicembre) ma vuole convertire parte di questi soldi in azioni.

Il capitale della newco dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi. La compagnia si concentrerà sul lungo raggio, alimentando il trasporto interno o a breve raggio via treno.

Di Maio – che ieri ha incontrato al Mise i sindacati – esclude che nella futura bad company possano rientrare anche i lavoratori: «Non ci saranno esuberi, salvaguarderemo i livelli occupazionali e rilanceremo l’azienda con nuove assunzioni».

Il governo proverà a seguire il «modello Ilva», ma prima dovrà fornire garanzie sui lavoratori in cigs.

Plaudono i confederali, plaude il sindacato piloti (Anp) e plaude anche l’Usb, l’unica organizzazione a chiedere da anni la nazionalizzazione della compagnia: «Finalmente lo stato torna a manifestare il proprio interesse per un settore produttivo strategico per l’Italia, come da sempre abbiamo sostenuto».

DA BRUXELLES NON commentano le notizie in arrivo dall’Italia a proposito del possibile mancato rimborso del prestito-ponte, limitandosi a ribadire il rispetto del divieto di aiuti di stato: «La proprietà pubblica o privata non cambia le nostre valutazioni».

[do action=”quote” autore=”Giovanni Tria”]«Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io di Alitalia non ne ho parlato»[/do]

L’ACCELERAZIONE – rivelata sulla prima pagina del Sole 24 ore di ieri in un’intervista (morbidissima) allo stesso Di Maio – spariglia però le carte del governo.

Il ministro Giovanni Tria, a Bali per il G20, interviene non poco infastidito sulla certezza che il Mef diventi azionista della compagnia: «Penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io non ne ho parlato».

Dagli altri ministri e dalla maggioranza però le repliche non salvano neanche le apparenze.

«Su Alitalia l’esecutivo ha le idee chiare e il piano di rilancio della compagnia di bandiera è contenuto nel contratto di governo», scrive Di Maio su facebook.

Identico tono dal viceministro alle Infrastrutture Siri (Lega): «Stiamo facendo ciò che è scritto nel contratto di governo e sarebbe bene che tutti noi lo mettessimo sulla scrivania come memo, così eviteremmo di rimanere stupiti di cose ben indicate e all’ordine del giorno».

Contro il povero Tria il cerchio si chiude con Salvini («Nessuna svendita, nessuno spezzatino, ma un serio piano di rilancio») e con il premier Conte in visita di stato ad Addis Abeba: «C’è massimo impegno da parte del governo per rilanciare Alitalia e il suo ruolo strategico per l’offerta del turismo in Italia».

UN ESEMPIO PLASTICO della solitudine del ministro dell’Economia indicato dal Quirinale, visto ormai come un separato in casa.

Tornano le voci di dimissioni, soprattutto se si considera il ruolo da star assunto da chi doveva prendere il suo posto al Mef, Paolo Savona, durante la discussione parlamentare sulla nota al Def.

https://youtu.be/tGP4XhLX6Pk

L’odissea Alitalia – sulle cui ali stato e privati ne hanno combinate di ogni – entra ora nel vivo.

Convocazioni al Mise sono previste nei prossimi giorni sia per il partner finanziario e industriale sia per definire il piano con i sindacati.