Verso la newco pubblica e guerra ad Atlantia. Tocca al ministro Patuanelli, nella seconda giornata di audizioni in commissione Trasporti alla Camera, confermare la strada verso una nuova Alitalia in stile Blue Panorama con la coppia Leogrande- Zeni e attaccare pesantemente la società dei Benetton, sfilatasi dalla cordata di acquisto perché «voleva che si risolvesse prima il rinnovo delle concessioni autostradali» che invece il governo ha «l’obiettivo che vogliamo ottenere» di revocargli, come ha poi spiegato a Porta a Porta.

LE AUDIZIONI DI IERI hanno portato alla luce del sole il caos e i mesi di scontri all’interno del vecchio consorzio Fs-Delta-Atlantia-Mef. La discussione sulla conversione del decreto Alitalia con altri 400 milioni di prestito e la nuova procedura concorsuale ha fatto scoprire che Atlantia chiedeva a gran voce una «pesante ristrutturazione» della vecchia Alitalia. Il quadro che ne esce fuori dovrebbe portare i 10.500 lavoratori attuali e tutti gli automobilisti a festeggiare lo scampato pericolo di finire sotto Atlantia: migliaia di esuberi e nuove concessioni autostradali a chi ha dimostrato di non fare manutenzione, nonostante i miliardi garantiti dallo Stato per gestire le infrastrutture pubbliche.

In uno strano incrocio di governo però toccherà alla ministra Paola De Micheli dei Trasporti, e non a Patuanelli, decidere su Atlantia, mentre lo stesso Patuanelli dello Sviluppo economico è l’unico ad avere competenza su Alitalia.

LA PRIMA ALLEANZA FERRO-CIELO al mondo Fs-Alitalia comunque non è ancora da escludere. Patuanelli ha chiesto esplicitamente a Leogrande di dare priorità «ad una interlocuzione con Fs per non buttare il lavoro di 18 mesi».

Un lavoro però che ha potuto dar vita solo ad un piano industriale che non stava in piedi. Semmai ad Atlantia va infatti dato il merito di aver confermato come gli americani di Delta fossero interessati ad entrare nella nuova Alitalia – con soli 100 milioni: una specie di paghetta per chi ha 3 miliardi di utile – solo per riempire i loro voli più profittevoli e imponendo un calo delle rotte verso il Nord America per evitare la concorrenza. «Il piano Delta – scrive Atlantia nel documento depositato in commissione, nessuna audizione – manteneva un cospicuo numero di rotte strutturalmente in perdita, non dando pieno respiro al potenziale del mercato Nord America».

Davanti ad una commissione che aveva richiesto una sua nuova audizione, Patuanelli è stato schietto. Ha definito la situazione di Alitalia «una strada stretta e in salita» spiegando – come il giorno prima Leogrande – che senza una soluzione di vendita la strada maestra è quella del «conferimento con capitale sociale con risorse proprie» – la newco modello Blue Panorama – o con «nuovo capitale dello Stato» per «poi arrivare in un secondo tempo alla cessione». Spiegando ai commissari che vedono la newco e la nazionalizzazione come fumo negli occhi – l’ex ministro Lupi e Italia Viva – che «il termine del 31 maggio non la data del closing ma quello che espletare la procedura di cessione» e quindi per intraprendere la strada della vendita o – molto più probabilmente – della newco.

Sui tempi però Patuanelli mette fretta al commissario Giuseppe Leogrande e al nuovo direttore generale Giancarlo Zeni («il cui compenso di 250mila euro lordi l’anno è molto inferiore a quello dei due commissari che va a sostituire») : «Mi aspetto in tempi rapidi modifiche alla procedura di vendita».

In mattinata l’ad di Fs Gianfranco Battisti aveva ripercorso i 18 mesi di trattative per il piano industriale mettendolo «a disposizione di Leogrande» e le pressioni di Atlantia per avere Lufthansa al posto di Delta.