Ora lo spezzatino Alitalia è sicuro. E così migliaia di esuberi. A certificarli ieri in audizione in commissione Trasporti alla camera è stato direttamente il ministro Giancarlo Giorgetti. Facendo infuriare i sindacati a cui ha negato il confronto e che contestano un «cambio di rotta» rispetto al governo Conte due che aveva iniziato la procedura con la nazionalizzazione di Alitalia e 3 miliardi di capitale pubblico per la newco chiamata Ita.
Giorgetti invece ha usato paorle che saranno piaciute sicuramente alla commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager che sta gestendo il passaggio per evitare «aiuti di stato» – concessi invece a Lufthansa – e che proprio martedì aveva avuto il secondo video incontro con Giorgetti e i ministri dell’Economia, Daniele Franco e delle Infrastrutture Enrico Giovannini.

Per Giorgetti «il Piano industriale di Ita si deve basare su discontinuità, sostenibilità economica, orientamento mercato: per volare Ita non può essere troppo pesante, se è troppo pesante non vola. Non dobbiamo ripetere gli errori del passato: la newco non deve essere parente con Alitalia».
La parola «esuberi» non è stata usata né quantificato il loro numero, ma la sostanza è chiara: «Questo – prosegue Giorgetti – avrà ripercussioni di carattere sociale che stiamo valutando col ministro del Lavoro, servono strumenti per chi non potrà essere accolto a bordo della newco».

LE ULTIME INDISCREZIONI parlano di un piano di Ita, rivisto per tener conto dei rilievi di Bruxelles, che prevede una compagnia con solo 45 aerei, anziché i 52 già previsti nel piano di dicembre. Gli addetti potrebbero essere meno di 4mila, rispetto ai 5.200 già ipotizzati nel piano presentato a fine dicembre. Alitalia ha circa 11mila dipendenti, dei quali oltre 6.800 in cassa integrazione da marzo 2020.

Di questi fanno parte anche handling (circa 3 mila dipendenti) e manutenzione (circa mille) che per ora rimarranno nella vecchia Alitalia. I sindacati chiedevano il passaggio diretto anche per loro ma ieri Giorgetti ha confermato lo spezzatino: «Per handling e manutenzione si andrà verso le gare aperte, possiamo immaginare qualche formula semplificata ma non è affatto semplice», ha spiegato.
Nel caso in cui queste gare siano vinte da imprese diverse da Ita il destino dei 4 mila dipendenti è ancora più a rischio.

DAL PUNTO DI VISTA OPERATIVO il piano «recepisce una graduale crescita di strutture operative, staff, rotte, flotta» con un «focus su due centri come Fiumicino (hub) e Linate, un graduale rinnovo della flotta, una forte digitalizzazione e alleanza strategica (con Lufthansa?) per accelerare crescita e rafforzare competitività sui mercati internazionali», spiega ancora Giorgetti, promettendo che «lo Stato farà la sua parte» ma la compagnia «deve poi essere in grado di sostenersi da sola» perché «non è possibile immaginare un contributo statale».

Giorgetti ha poi rassicurato che i ristori Covid per la compagnia arriveranno, lo ha «garantito» infatti la commissaria Vestager e ammonteranno a circa 55 milioni di euro, garantendo quindi gli stipendi di marzo e aprile per i dipendenti Alitalia che hanno atteso quello di febbraio.

LE PAROLE DEL MINISTRO dello Sviluppo hanno suscitato immediate reazioni dai sindacati che parlano di «angoscia, stupore, molta preoccupazione», domandando come possa una mini compagnia «sostenere la ripresa» del paese e competere con giganti come Ryanair e Lufthansa. E denunciano che «non possono essere nuovamente i lavoratori a pagare il conto salato lasciato in eredità dalle scelte politiche strategiche del passato», per cui Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt hanno inviato una lettera ai tre ministri coinvolti richiedendo «un incontro urgente».