Di fronte alla commedia degli equivoci messa in piedi da governo, azionisti e dagli stessi vertici di Alitalia, alla fine si arrabbiano anche i sindacati: “Non c’è assolutamente chiarezza – avverte Antonio Cepparulo della Filt Cgil – e noi non siamo disposti a concedere ulteriori tagli salariali senza un piano di sviluppo della compagnia. Ma soprattutto non ci sono le condizioni per arrivare ad alcuna intesa con l’azienda sui risparmi che chiede, se non ci sono garanzie sui livelli occupazionali”. Garanzie che non esistono: dopo le anticipazioni della scorsa settimana di alcuni quotidiani (compreso il manifesto), ora anche le agenzie di stampa confermano che, fra le richieste di Etihad per entrare il Alitalia, c’è il taglio di alcune migliaia di lavoratori.

L’argomento è delicatissimo. A tal punto da far innervosire Maurizio Lupi, impegnato da giorni nella missione – impossibile – di bloccare le notizie relative alle richieste della compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti. “Prima di parlare di esuberi vogliamo vedere il piano di sviluppo di Alitalia – insiste il ministro dei trasporti – quando ce lo presenteranno discuteremo”. Su questo fronte Lupi cerca di prendere ancora tempo, senza offrire anticipazioni dell’incontro di Abu Dhabi fra l’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, Roberto Colaninno e i vertici di Etihad: “Con Del Torchio ci siamo sentiti poco fa. Stanno lavorando, domani quando torna ci riferirà l’esito del colloquio”. A seguire, una puntualizzazione che fa capire l’atteggiamento, più che possibilista, del governo sulla vicenda: “Non credo si siano sbattuti la porta in faccia – spiega il ministro – stiamo tutti scommettendo sul futuro di Alitalia, perché è importante per il paese”.

In questo scenario, ha avuto del surreale il secondo incontro in pochi giorni fra azienda e sindacati. Un appuntamento incentrato sugli ulteriori 48 milioni di risparmi progettati dal management Alitalia, per poter raggiungere i 128 milioni previsti da un piano industriale mezzo a punto solo pochi mesi fa, firmato a febbraio con i rappresentanti dei lavoratori, e ora di fatto scavalcato dagli eventi. L’incontro che si è svolto presso la sede di Assaereo doveva riguardare il personale di terra, il più colpito dal piano predisposto da Etihad. Di qui la presa di posizione di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, con il blocco della trattativa e l’annuncio che i sindacati non sono disposti a concedere i 48 milioni di tagli, senza avere garanzie sulla salvaguardia dei livelli occupazionali. Se ne riparlerà venerdì, in occasione di un nuovo incontro. Con le richieste arabe, forse, arrivate finalmente sul tavolo.

Meno complicata, ed è tutto dire, la trattativa con Etihad sugli aspetti finanziari. Nel piano di Del Torchio ci dovrebbe essere una newco partecipata al 100% da Alitalia, in cui la compagnia araba entrerebbe con un aumento di capitale riservato, acquisendo fino al 49%. La newco dovrebbe essere una società con una capitalizzazione di circa 800 milioni, mentre alla “bad company” resterebbe il debito (circa 900 milioni), i contenziosi pregressi (altri 400 milioni) e gli esuberi. La proposta ha il sostegno delle banche creditrici e anche azioniste, cioè Intesa San Paolo e Unicredit, e delle sole creditrici Monte dei Paschi e Banca Popolare di Sondrio: “Ognuna delle banche ha propri interessi – certifica l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni – ma la proposta è condivisa da tutti”. Dal canto suo, almeno a parole, il governo si tira fuori da ulteriori salvataggi pubblici. “L’unica cosa certa – assicura il ministro Lupi – è che non si possono scaricare sullo Stato i debiti che si sono contratti”. Anche perché nel pozzo di Alitalia il governo ha già buttato, nel 2008, ben quattro miliardi. Mandando a casa settemila lavoratori.