La settima proroga è arrivata. Anche se questa volta viene accompagnata dall’aggettivo «condizionata». Le prime le fece Calenda, Di Maio ha la palma del ministro più «prorogatore», Patuanelli è alla prima e spera sia l’ultima. Il governo infatti questa volta pone condizioni stringenti per la presentazione dell’offerta vincolante alla cordata guidata da Fs.
Il rinvio al 21 novembre – quattro settimane da oggi, praticamente la metà del mese e mezzo chiesto da Fs e Atlantia – «è subordinato a due condizioni: intervento diretto dei commissari e immediato confronto con gli offerenti; e una richiesta di aggiornamento quotidiano sullo stato di avanzamento dei lavori».
Ancora da determinare invece l’ammontare del nuovo prestito che sarà inserito nel Decreto fiscale della manovra. Inzialmente fissato a 350 milioni, potrebbe scendere a seconda delle decisioni della nuova proprietà. Ma di sicuro si tratta di una tranche necessaria per sei mesi per «indilazionabili esigenze gestionali», considerando che dei 900 milioni del primo prestito ponte, sul quale l’indagine della Ue per «aiuti di stato» è ancora in corso, sono rimasti ad Alitalia al 30 settembre solo 310 milioni.
A questo punto con la formalizzazione del nuovo termine, la trattativa ripartirà dagli «approfondimenti» che avevano chiesto Fs ed Atlantia la settimana scorsa. Attualmente il progetto della newco prevede per Fs ed Atlantia una quota del 35% ciascuno, il 15% al Tesoro e il 10% a Delta. Atlantia spinge ancora per far entrare Lufthansa che potrebbe sostituire Delta, ma serve che si decida ad entrare nel capitale, senza limitarsi ad essere partner commerciale.
Molto preoccupati i sindacati – anche per le voci di almeno 3mila esuberi – che anche ieri hanno chiesto a Patuanelli una convocazione urgente.