Quando manca ancora un mese alla scadenza dei termini per le offerte vincolanti, entra nel vivo la partita su Alitalia. A fare una mossa è stato l’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, che a Londra ha confermato l’interesse della sua compagnia per l’ex compagnia di bandiera italiana, ma soltanto per rilevare una parte degli asset. Di più: secondo l’agenzia economica Bloomberg, O’Leary ha detto a chiare lettere che «per Alitalia è probabile uno spezzatino». Le reazioni non si sono fatte attendere: dal governo sono intervenuti sia il ministro Franceschini che il viceministro Nencini, entrambi critici sull’ipotetico «spezzatino». Chiaro anche il segretario della Filt Cgil, Nino Cortorillo: «L’ipotesi di spezzatino è fuori da ogni prospettiva anche sindacale. Inoltre il fatto che Ryanair sia interessata ad aerei e rotte, e magari a una parte di personale, più che uno spezzatino è macelleria. In realtà si tratta di una fake news. O, come diceva una canzone, è fatta “per vedere l’effetto che fa”».

Al momento ci sono almeno una ventina di aziende che si sono dette interessate ad Alitalia e che stanno studiando i documenti. I potenziali acquirenti sono più dei tredici che hanno partecipato alla prima fase di vendita con le offerte non vincolanti. Il motivo c’è: in agosto il bando di vendita è stato reso noto dal Mise. Secondo quanto previsto dal bando, è possibile acquistare Alitalia tutta intera; ma in alternativa è prevista anche la divisione della compagnia in due parti, l’aviation (aerei, flotta, direzione e manutenzione), e l’handling (carico e scarico merci, e assistenza a terra ai passeggeri).

A riprova, dopo le esternazioni di O’Leary, da Alitalia è stato fatto sapere che il bando per la vendita «esclude l’ipotesi del cosiddetto “spezzatino”, prevedendo due possibili soluzioni per l’amministrazione straordinaria: la vendita unitaria della compagnia o, in alternativa, la vendita dei due lotti, aviation e handling, a soggetti distinti». Al contrario, e di qui le prese di posizione critiche, l’ad di Ryanair secondo l’agenzia Reuters (anch’essa presente alla conferenza stampa londinese) intenderebbe acquisire solo una parte del settore aviation: «Presenteremo un’offerta per 90 velivoliC – ha puntualizzato O’Leary – con i loro piloti, equipaggio di cabina, rotte, ecc». Un’offerta giustificata dall’amministratore delegato dal fatto che l’acquisizione di tutta la flotta Alitalia «verrebbe bloccata» dall’antitrust, perché la compagnia irlandese arriverebbe a controllare oltre il 50% del mercato italiano. Di qui l’idea di acquistare soltanto 90 aerei sia pure sotto il marchio Alitalia, e l’utilizzo di personale esistente.

Comunque sia, le parole di O’Leary hanno fatto molto rumore e provocato immediate reazioni, a partire da Dario Franceschini: «Lo spezzatino di Alitalia sarebbe un errore gravissimo, lo dico da ministro della cultura e del turismo, ribadendo la posizione più volte espressa dal governo. Alitalia, al di là della proprietà, è comunque il primo pezzo di Italia che accoglie i visitatori in arrivo da ogni parte del mondo: gli aerei sono infatti il primo luogo dove iniziare ad apprezzare il cibo, il cinema, l’arte, la bellezza e lo stile italiano. Ecco perché lo spezzatino di Alitalia sarebbe un errore gravissimo». A ruota il viceministro dei trasporti Riccardo Nencini, via twitter: «Leggo di un potenziale “spezzatino” di Alitalia. Non erano queste le previsioni, temo che non sia la strada maestra».

Dal canto loro i commissari straordinari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari hanno più volte sottolineato che la procedura di vendita andrà avanti fin quando non arriverà una proposta considerata all’altezza delle aspettative. E il ministro dei trasporti Graziano Delrio ha avanzato anche la possibilità di un ulteriore prestito ponte per allungare il commissariamento in attesa di offerte di livello. Ma su questo aspetto l’altro ministro Carlo Calenda è di parere opposto: «L’obiettivo è che non servano altri interventi pubblici». E forse la mossa odierna di O’Leary è legata proprio a queste differenti sensibilità all’interno del governo Gentiloni.