Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil e pilota Alitalia. Tempo un mese e si rischia che l’azienda in amministrazione straordinaria metta gli aerei a terra e che la nuova Ita non parta per niente. Aumenta la sensazione che esista un piano B come successe per SwissAir: lasciarla fallire per poi ricrearla con nuovi lavoratori senza problemi di esuberi.

Se ci fosse un piano B sarebbe scandaloso. Perché non si scherza con la vita di 11 mila lavoratori – che con la liquidazione perderebbero anche la cassa integrazione e verrebbero subito licenziati – e le loro famiglie. Noi non ne sappiamo nulla perché l’altro scandalo è che sulla vicenda Alitalia non si è mai deciso di convocare una cabina di regia per discutere seriamente con noi sindacati.

In realtà dopo i primi due incontri con la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager i commenti del ministro Giorgetti erano stati positivi. Che cosa è cambiato negli ultimi giorni?

La realtà è che il ministro Giorgetti ma anche Franco e Giovannini non possono conoscere a fondo il dossier con tutti i risvolti di una vicenda lunga e complicata come la vertenza Alitalia. Serviva e serve ancor di più ora mettere attorno al tavolo tutti gli attori coinvolti: oltre ai tre ministeri, l’amministrazione straordinaria di Alitalia, la nuova compagnia Ita, l’Enac e noi sindacati. Solo condividendo i problemi e ascoltando tutte le parti in causa si può trovare una soluzione. Se invece si pensa di voler risolvere tutto da soli si combinano pasticci che poi pagano in primis i lavoratori.

A questo punto con la prospettiva della messa in liquidazione con 11 mila licenziamenti lo spezzatino – la divisione di Alitalia in quattro con Ita che riparte solo con il settore volo, ipotesi a cui vi siete giustamente opposti – pare un problema relativo.

No, perché lo spezzatino mette a repentaglio la tenuta dell’azienda e fa saltare l’operazione industriale. Non a caso tutte le grandi compagnie nel mondo – sia in Europa che in America – hanno tutte le parti assieme, magari in una holding ma tutte assieme.

L’alternativa è andare allo scontro con la Commissione europea e far partire Ita senza sottostare alle richieste della Vestager: bandi separati per handling e manutenzione, niente marchio, niente punti Millemiglia. È quello che chiedete al governo?

Sì, se la Commissione europea deve porre vincoli inaccettabili al progetto è necessario che l’Italia faccia un ragionamento sulla natura strategica di avere una compagnia aerea come volano dell’intero settore turismo. Anche perché la stessa Vestager ha accettato che il governo tedesco aiutasse Lufthansa per 7 miliardi e il governo francese Air France per 10 miliardi. La verità è che la lobby delle compagnie aeree sulla commissione Ue è molto forte: l’Italia è il terzo mercato europeo e il decimo mondiale per traffico passeggeri e con la fine della pandemia è appetito da tutte le più grandi compagnie, una nuova Alitalia forte è un intralcio ai giganti dei cieli.

Nel frattempo a voi dipendenti è arrivato lo stipendio in ritardo ma già dimezzato per la riduzione dei ristori Covid europei decisi dalla stessa Vestager.

Sì, lo stipendio è stato ridotto in media del 50 per cento. Ma il mancato anticipo aziendale della cassa integrazione – siamo tutti in cassa a rotazione – e del contributo per il fondo aereo ha portato molti lavoratori del personale viaggiante ad avere bonifici anche di soli 50 euro.

AirItaly, l’ex Meridiana, annuncia il licenziamento collettivo dei 1.450 addetti. Il tutto mentre la Sardegna è forse una delle poche regioni in Europa ad avere prospettive turistiche reali per questa estate.

Dobbiamo constatare che a un anno di distanza dall’addio dell’Aga Khan le promesse di operazioni industriali di rilancio di AirItaly fatte dalla regione Sardegna non hanno avuto seguito. Noi ci opporremo in ogni modo alla procedura di licenziamento collettivo tramite legge 223 perché AirItaly può accedere – come tutte le aziende – a 40 ulteriori settimane di cassa integrazione Covid. Un tempo che ci permetterebbe di trovare una soluzione per un’azienda che può sfruttare la ripartenza del turismo in Sardegna.