La lunga e accidentata vicenda Alitalia vede uno spiraglio di luce con la pubblicazione del decreto interministeriale che nomina il consiglio d’amministrazione della newco che prenderà il posto della derelitta Alitalia commissariata, lasciando però intatti i tanti problemi da risolvere, a partire dai possibili 5.500 esuberi su 11mila dipendenti attuali.
Ma se giovedì sera tutti, a partire dal ministro Roberto Gualtieri, davano per imminente la firma, per tutta la giornata di ieri il decreto non s’è visto arrivando solo a tarda sera, a conferma delle lotte intestine nella maggioranza per accaparrarsi i posti nel cda aumentano.
Sotto la scure della commissaria europea Vestager che ha imposto «discontinuità economica» con la vecchia Alitalia, il decreto legge Rilancio di maggio aveva stabilito solo la dote finanziaria della newco in ben 3 miliardi.

DA QUEL MOMENTO È INIZIATO il balletto delle nomine. Arrivate, come capita troppo spesso a questo governo, solo via social. Il 29 giugno il premier Conte ha annunciato via Facebook: «Abbiamo individuato l’ing. Francesco Caio quale presidente della nuova società e il dott. Fabio Lazzerini quale aministratore delegato». Lazzerini, direttore commerciale di Alitalia dal settembre 2017, sarebbe in quota Pd. Caio, presidente di Saipem ma anche delegato alla vertenza Ilva senza alcun incarico, sarebbe in quota M5s e forse ancor di più dello stesso premier.
Sono passati tre mesi e mezzo e nessun atto formale di nomina è arrivato. La lotta per i posti in cda ha portato ad un probabile allargamento da 7 a 9 componenti. Anche Renzi e Italia Viva infatti hanno voluto un posto: dovrebbe essere Simonetta Giordani, già dirigente Autostrade e poi nel cda di Fs. Per pareggiare, palazzo Chigi avrebbe imposto anche Silvio Martuccelli, professore di diritto civile alla Luiss di Roma.

IL DECRETO INTERMINISTERIALE è firmato da Mef, Mise e Mit e naturalmente ogni ministro ha avuto voce in capitolo. Patuanelli ha indicato due tecnici: Lelio Fornabaio, commercialista nei collegi sindacali di molte società e Frances Ouseley, già direttrice per l’Italia di Easy Jet. La presenza femminile è aumentata da Cristina Girelli, già in Alitalia dal 2017 a febbraio 2020, ora in Ilva e Air Italy, l’ex compagnia dell’Aga Khan in liquidazione da febbraio, e Alessandra Fratini, avvocato specializzato in diritto europeo in materia di concorrenza. L’ultimo dei nove componenti dovrebbe essere Angelo Piazza, ex ministro della Funzione pubblica nel governo D’Alema, già magistrato del Tar in Lombardia ed Emilia Romagna.
Ma se anche il cda è questo, i problemi da affrontare restano e né Lazzerini né Caio hanno spiegato come farlo. Solo il ceo in pectore Lazzerini si è limitato ad anticipare un vago «dobbiamo velocizzare, vedere se alcune rotte funzionano e riequilibrare il lungo raggio, trovare le alleanze giuste e integrarci con le ferrovie per i collegamenti degli aeroporti con l’alta velocità» di quella Fs che era capo cordata nel fallito salvataggio al tempo del Conte uno con la Lega.

Se tutto va bene però la newco potrà avere il via libera al volo solo per inizio 2021.
In tutta questa situazione a pagare come al solito sono i lavoratori. Per 6.828 dipendenti la cassa integrazione sarà prorogata per un altro anno, ma il vero spauracchio è lo spezzatino con l’handling (3 mila dipendenti) e la manutenzione (mille addetti) che sono i segmenti più a rischio. L’idea di creare tre società separate – seppur con una unica holding – per settore volo, settore terra e manutenzione, porterebbe ad avere solo 6.500 dipendenti contro gli attuali 11mila.

«SIAMO PREOCCUPATI per la situazione attuale della compagnia e per i lavoratori in cassa integrazione – spiega il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito – . Bene la firma del decreto che esprimono anche competenze nel settore, ma permare la preoccupazione. Si continuano a bruciare risorse, si cancellano voli e la compagnia è praticamente ferma. Se non si interviene velocemente potrebbe essere tardi per il salvataggio della compagnia e degli 11 mila posti di lavoro», conclude Cuscito.