L’unica buona notizia per i circa 11mila addetti diretti di Alitalia, fra i quali oltre 6.800 sono già in cassa integrazione straordinaria, è che gli stipendi di marzo saranno pagati entro Pasqua. Così almeno ha assicurato il leghista Claudio Durigon, sottosegretario al Tesoro che ha ricevuto al Mef una delegazione sindacale, confederale e di base, in arrivo da via Molise. Qui centinaia di lavoratrici e lavoratori si erano dati appuntamento sotto le finestre del Mise, per contestare non solo i ritardi nei pagamenti ma l’intera strategia del governo Draghi sul presente, e soprattutto sul futuro, dell’ex compagnia di bandiera.
In proposito l’ineffabile Durigon ha cercato di rassicurare i delegati sindacali: “Stiamo combattendo con la Vestager una battaglia vera, per far capire l’importanza di avere una nostra compagnia”. Ma in che stato, visto che in Parlamento il ministro, leghista, Giorgetti aveva detto nei giorni scorsi che era inevitabile lo “spezzatino” fra i settori aviation, handling e manutenzione, con il conseguente smembramento di Alitalia? E che l’Ue chiede per giunta di far passare alla newco Ita solo 45 aerei passeggeri rispetto ai 113 di fine 2019, con una forte riduzione dei preziosi slot di Linate, lasciando ben 7.500 addetti fuori dal perimetro della nuova compagnia?

Le difficoltà del governo “dei migliori” sul caso Alitalia appaiono evidenti. Anche piloti e assistenti di volo dell’Anpac, gli unici che l’esecutivo in qualche modo sta cercando di salvaguardare, sono in ambasce e si appellano al ministero dell’Economia del “tecnico” Daniele Franco, fotografando così la situazione: “Il Mef deve supportare la partenza di Ita in tempo per presidiare la stagione estiva. Tutti i vettori stranieri si stanno organizzando con voli da e per i principali aeroporti italiani. Solo Alitalia sta ferma, in uno stallo politico industriale senza precedenti”.

Il ministro Giorgetti, che in serata ha incontrato i commissari straordinari, sembra essersi finalmente accorto che nuovi passi falsi sarebbero esiziali: “Fuori dal ministero sono assediato dai lavoratori dell’Alitalia che contestano il fatto che ciò che è concesso a Lufthansa e ad Air France non è concesso ad Alitalia – spiega nel corso di un convegno – sugli aiuti di Stato una prima riflessione è quella della regolamentazione, che è stata costruita per un mondo che non c’è più. Forse ritornerà, ma in questo momento dobbiamo interrogarci, a livello Ue e anche a livello italiano”.

Per certo gli stipendi Alitalia arriveranno solo grazie allo sblocco operato dal Mef dei 24,7 milioni di ristori autorizzati dalla Commissione europea. La metà di quanto richiesto. E sarà interessante sapere cosa si diranno oggi in videoconferenza i tre commissari di Alitalia e i sindacati, visto che quelli dei ristori sono gli ultimi soldi in cassa. A tirare le somme il segretario della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito: “L’impostazione che sta dando la Ue a questa trattativa è molto penalizzante per il nostro Paese. Dovremmo cercare di capire quanto le lobbies delle grandi compagnie, Air France e Lufthansa, non hanno interesse a che Alitalia parta in forma robusta. E servono soluzioni strutturali, altrimenti fra un mese avremo lo stesso problema degli stipendi”.

I confederali chiedono che si vada avanti velocemente alla costituzione di Ita: “Anche rischiando una procedura d’infrazione”, dice il segretario della Uil Trasporti, Claudio Tarlazzi. E il collega Salvatore Pellecchia della Fit-Cisl aggiunge: “Il governo attivi immediatamente tutte le operazioni volte a far decollare Ita, altrimenti le lungaggini di Bruxelles affosseranno il progetto”.