La Commissione europea attende la notifica del salvataggio dell’Alitalia prima di valutare se il piano voluto da Palazzo Chigi è compatibile con le regole che proibiscono gli aiuti di Stato. Lo ha sostenuto Joaquin Almunia, commissario Ue alla concorrenza, rispondendo alla denuncia della holding Iag, società capogruppo di British Airways, Iberia e Vueling, secondo la quale il piano sarebbe un «aiuto di Stato illegale». Per il commissario europeo l’operazione che fa perno su Poste dovrà essere approvata dall’Antitrust europeo.

Palazzo Chigi è stato ieri il bersaglio della polemica contro lo «statalismo di ritorno». Il Financial Times ha attaccato il «protezionismo» italiano a sostegno di un’azienda che per un soffio non ha portato i libri in tribunale. «Non ci sono ovvie sinergie tra le Poste e una compagnia aerea» ha scritto Ft. La soluzione adottata «puzza di aiuti di Stato occultati» con le Poste controllate al 100% dal Tesoro. Per il Wall Street Journal questa è la prova del «fallimento della politica industriale italiana». Nel caso di Alitalia, i vari governi che si sono succeduti, hanno tenuto i concorrenti «a distanza». Quando, alla fine degli anni Novanta, è arrivata la «deregulation» del trasporto aereo, ad avviso del WSJ Alitalia si sarebbe trovata impreparata per affrontare la concorrenza. Palazzo Chigi ha rispedito al mittente le accuse: «Si tratta di accompagnare al meglio Alitalia – ha ribadito Palazzo Chigi – verso l’integrazione con un partner straniero. E quindi è l’esatto opposto del protezionismo». Quello di Letta sarebbe un «colbertismo de’ noantri», afferma invece Mario Monti (Scelta Civica) che invita a «fare tesoro degli errori commessi nel 2008», quando Alitalia poteva essere venduta al gruppo franco-olandese Air France-Klm.
Il piano di salvataggio Alitalia consta di 500 milioni di euro, 300 milioni di aumento di capitale e 200 milioni da parte di Intesa San paolo e UniCredit. Poste Italiane, guidate da Massimo Sarmi, garantiranno 75 milioni di euro. Klm-Air France, scelte dalla Cai nel gennaio 2009 come partner industriale di Alitalia con il 25% del capitale, ha accettato l’operazione, ma pretende un piano industriale che giustifichi l’investimento. Il Cda e l’assemblea di ieri a Fiumicino sono state dedicate a questo aspetto, ma al momento in cui scriviamo l’assemblea non si è ancora conclusa. Una volta trovato un accordo con i partner italiani, Klm-AirFrance avrà tempo fino al 14 novembre per aderire al piano o diluire la propria quota di partecipazione al capitale.

Uno studio del Credit Suisse, pubblicato ieri, sottolinea come l’investimento dovrebbe essere improntato alla «redditività» e non «all’efficienza dei costi». Per gli analisti, il governo avrebbe inoltre la «priorità politica di garantire l’occupazione», un criterio che a loro avviso contrasta con quello della redditività. Per Credit Suisse il valore di Alitalia oscillerebbe oggi tra 0 e 150 milioni di euro. Il piano industriale ancora non c’è. Sembra che l’Ad di Poste Sarmi si sia messo al lavoro. Una volta presentato, si capirà anche se, e in quale misura, sarà ridotto il personale.

È finita così la stagione berlusconiana dei «patrioti» che avrebbero dovuto salvare Alitalia. In poco più di quattro anni la Cai presieduta da Roberto Colaninno e partecipata da ventuno «capitani coraggiosi» (tra cui Riva, Pirelli, Ligresti e Angelucci e Marcegaglia) ha perso 1,25 miliardi di euro. Nel 2008, la flotta operativa era di 175 aerei, più i 60 di Air One. Oggi i velivoli sono 141.