Nel 1987 Robert Collector diresse un piccolo film di fantascienza, Nightflyers (Misteriose forme di vita), tratto da un racconto omonimo del 1980 (Dieci piccoli umani) di George R.R. Martin. Nel tempo, la fama dell’autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, è radicalmente cambiata. E dunque tutt’altra attesa si è creata attorno alla co-produzione Netflix e Sy-Fy della serie tratta da quello stesso racconto. Pur non avendo niente in comune con Game of Thrones, le dieci puntate di Nightflyers hanno almeno un tema analogo, anche se sviluppato tra ansie da prestazione e una bulimia di immagini e riferimenti cinefili, tra horror, splatter e fantascienza: l’interminabile conflitto tra la vita in comune e la ristretta sfera dei bisogni e desideri individuali, tra la memoria collettiva e i ricordi più intimi.

SE NELLA CELEBRE serie tratta dalle Cronache del ghiaccio e del fuoco, i nemici che si affrontano per terra e per mare sono costretti ad allearsi per sconfiggerne uno più potente che ha come obiettivo l’estinzione del genere umano; in Nightflyers donne, uomini e affini sono obbligati a unirsi per salvare il mondo da un virus che minaccia di sterminare gli abitanti del pianeta. In questo secondo caso, non ci sono fortezze, spade e cavalli, ma un’astronave, un telepate, appartenente a una categoria umana molto temuta perché in grado di manipolare le menti, e qualche computer. È il 2093. Un ristretto gruppo di scienziati e un equipaggio perplesso per la presenza del telepate, che però è fondamentale alla missione, si avventura ai confini dello spazio, cercando di intercettare una forma di vita meglio conosciuta con il nome di Volcryn. Da questo incontro e dalla possibilità di comunicare con gli alieni dipendono le sorti del mondo. I Volcryn, sono radicalmente irriducibili agli schemi esistenziali umani. Tuttavia, prima di riuscire a decifrare le finalità degli alieni, il gruppo si trova alle prese con i propri enigmi. Smarriti nel proprio egoismo, nel ricordo spesso struggente di una vita personale, nel desiderio di soddisfare una piccola ambizione individuale, i vari personaggi perdono di vista il quadro generale. E il mondo, vecchio o nuovo, rischia di sparire al cospetto dell’intramontabile potenza dell’Io, il vero virus distruttore di universi.