«L’unica società letteraria che amo e che frequento è quella dei libri»: lo scrive Alice Ceresa a Maja Beutler in una lettera del gennaio 1988, riportata interamente nel numero 49 della rivista dell’Archivio svizzero di letteratura, Quarto, a lei dedicato che ospita numerosi interventi – in lingua italiana e tedesca – oltre che documenti autografi e materiale fotografico. Il volume, prezioso e curato in ogni particolare, sarà presentato da Francesco Fiorentino (Università di Roma Tre) e Annetta Ganzoni (Archivio svizzero di letteratura), nel corso del seminario online Scrivere dall’altrove: Alice Ceresa tra la Svizzera e Roma, domani dalle 15;30. Pensato e organizzato da Laura Fortini (in tempi non pandemici si sarebbe svolto a Roma Tre), Dipartimento di Studi Umanistici e dall’Ambasciata di Svizzera in Italia, Biblioteca nazionale svizzera, con il sostegno della Sil e in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma (dalla sua piattaforma zoom si potranno seguire i lavori della giornata).

TRA LE RELATRICI che parteciperanno a questo evento internazionale dedicato ad Alice Ceresa, deceduta vent’anni fa, ci sono molte delle studiose che da anni si dedicano alla produzione della scrittrice di origini ticinesi, che trascorse a Roma buona parte della sua vita. Tra queste Giovanna Cordibella, docente di letteratura italiana all’Università di Berna, con l’intervento: «Testi al microfono: nuove ricerche sulle opere di Ceresa negli archivi svizzeri». Nel suo contributo al numero di Quarto Cordibella ipotizza il progetto di un’edizione scientifica di tutti i testi di Ceresa, che descrive come cantieri a diversi stadi di lavorazione. Lo studio dell’archivio Ceresa è alla base anche del contributo di Tatiana Crivelli, che insegna letteratura italiana e dirige il Romanisches Seminar dell’Università di Zurigo; al seminario si concentrerà su «La macchina di Tinguely»; sua la curatela dell’edizione postuma del Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile per Nottetempo (2007 e 2020). Nel numero di Quarto dedicato a Ceresa Crivelli scrive che: «allestire l’edizione del dizionario ha significato porsi di fronte a una miriade di materiali e di intricati passaggi rielaborativi».

Laura Fortini, docente di letteratura italiana all’Università Roma Tre, che ha pubblicato insieme ad Alessandra Pigliaru Abbecedario della differenza. Omaggio ad Alice Ceresa (Nottetempo, 2020), interverrà sul tema: «Alice Ceresa, gli anni Settanta e noi». Definendo quella di Ceresa «una scrittura liminare o di faglia», Fortini precisa che la separazione ricercata dall’autrice svizzera è solo rispetto alla società patriarcale, sottolineando come: «nel caso di Ceresa e del movimento femminista degli anni Settanta la famiglia è il luogo originario in cui si esprime il patriarcato nella sua essenza». Laura Fortini coordinerà anche la tavola rotonda che conclude la giornata di domani, con le scrittrici Dacia Maraini, Anna Ruchat e Christina Viragh.

IL TEMA DELLA FAMIGLIA è al cuore del contributo di Alessandra Pigliaru, che analizza il romanzo di Alice Ceresa Bambine, pubblicato da Einaudi nel 1990. Pigliaru sottolinea che: «l’infanzia è il luogo in cui si indovinano le scoperte più gravi e rischiose», per questo prosegue con una disamina sulla vulnerabilità nel testo di Ceresa, in due diverse accezioni: «unilaterale e non ricambiata» quella che emerge dal confronto col paterno, ma anche risorsa pericolosa e impareggiabile di conoscenza. Si aggiungono due racconti che si dipanano tra rapporti familiari: uno di Silvia Ricci Lempen, Saint-Luc exclu e uno di Elvira Dones, Sprazzi di buio.
Francesca Rodesino, impegnata in una tesi di dottorato su Alice Ceresa, parteciperà al seminario di Roma Tre con un intervento intitolato: «Dentro la biblioteca di Alice Ceresa: le voci femminili», mentre il suo contributo alla rivista Quarto si sofferma sull’influenza di Vittorini sul racconto Gli altri di Alice Ceresa.