Dal pomeriggio di sabato fino alla mattina del 25 agosto ad Aliano (Matera) è in programma «La luna e i calanchi», quarta edizione della Festa della paesologia. Ad Aliano fu esiliato Carlo Levi, autore del bellissimo «Cristo si è fermato ad Eboli»: il paese è circondato da un paesaggio suggestivo, unico in Italia. Ma è anche un paese che ha investito con molta decisione sulla cultura, ed è tra le 21 località autocandidate a “Capitale italiana della cultura 2018”.

La festa è ideata e condotta da Franco Arminio, autore di diversi libri sulla paesologia, disciplina da lui stesso inventata. Arminio in Lucania si occupa anche della strategia nazionale delle aree interne. È referetente tecnico della Montagna Materana, l’area prescelta come progetto pilota. Insomma, non si tratta solo di un evento estivo, ma di un’azione che si incrocia con altre in atto in Basilicata.

La caratteristica indiscutibile della Festa è la sua originalità. Uno spazio insieme politico e poetico. Una festa della letizia pensosa, perché c’è da pensare ai luoghi e alle persone, bisogna mettere sogno e ragione nelle nostre giornate fitte di incontri, ma povere di senso. E forse per questo la Festa si svolge senza interruzioni. C’è voglia di trovare intensità, intrecciare paure e utopie.

Ci sono in Italia tanti festival dedicati alla poesia, al cinema, alla musica e a altre discipline. Ad Aliano c’è uno sposalizio tra cose diverse, partendo dal fuoco centrale di tenere assieme poesia e impegno civile. E allora nelle stesse giornate puoi incontrare un politico come Fabrizio Barca e una poetessa come Mariangela Gualtieri, trovare un tenore coreano e i fratelli Mancuso, Peppe Voltarelli e una cantante jazz, un antropologo e un barbiere alternativo, Rocco Papaleo e gli studenti dell’Università di Parma.

Nell’edizione 2106 viene assegnato il premio alla carriera a Pietro Laureano, l’uomo che ha portato Matera all’attenzione del mondo. I parlamenti comunitari saranno incentrati sulle questioni dell’Italia interna. È abolito il palco anche per eliminare ogni equivoco sulle intenzioni: non si vuol fare “semplicemente” spettacolo né intrattenere. Ad Aliano si va per partecipare a una sorta di Sessantotto delle montagne, non si è spettatori, ma protagonisti di azioni che provano a spezzare l’autismo corale in cui siamo immersi.

Una fitta trama di azioni paesologiche, che possono essere performance artistica e momento di raccoglimento: quest’anno è prevista anche la stanza della memoria, un luogo in cui le persone potranno parlare dei loro lutti.

La Festa della paesologia, alla fine, è una comunità provvisoria formata dagli abitanti del paese, dalle persone invitate (quasi 300 quest’anno) e dai visitatori (l’ultima edizione ne ha avuti circa 18 mila). Una comunità che si muove all’insegna del motto: “Piccolo paese, grande vita”.