Quando Alfie compie cinque anni deve rinunciare alla felicità. Suo padre Georgie e sua madre Margie, da quel giorno, smettono di ridere e di essere complici di storie segrete, solo loro. È lo scoppio della Prima Guerra Mondiale a rovinare la festa, perché nonostante tutti dicano che «tanto finirà prima di Natale», niente sarà più come prima. Il suo amatissimo papà lattaio partirà soldato e i pomeriggi diventeranno neri come la pece. All’inizio, dal fronte, Georgie intratterrà la famiglia con lettere dettagliate («siete voi che mi avete aiutato a sopravvivere», dirà poi), ma nel tempo quel filo si interromperà misteriosamente. Non può più dire nulla, è in missione segreta, annuncerà Margie.

Ma Alfie non ci crede. Si tappa le orecchie e sente una voce dentro di sé che parla di morte e disperazione. Nel suo quartiere operaio londinese, ogni famiglia si fa il segno della croce quando arriva la camionetta dei militari: portano solo brutte notizie e ogni donna spera che non si tratti del figlio, fratello, marito. È un sollievo (triste) per chiunque vedere quei graduati dell’esercito allontanarsi dal proprio numero civico e proseguire oltre.

Resta dove sei & poi vai è l’ultimo libro del pluripremiato scrittore irlandese John Boyne (Rizzoli, pp.254, euro 15), lo stesso del Bambino dal pigiama a righe (divenuto film) dove l’amicizia fra due piccoli – il figlio del gerarca nazista e l’ebreo del campo di concentramento – avrà esiti tragici, cambiando le carte in tavola per sempre, e de Il bambino con il cuore di legno, in cui il fuggiasco Noah avrà la vita sconvolta da una storia che gli racconterà un anziano giocattolaio.

In questo romanzo tornano alla ribalta i grandi dimenticati dalla Storia, quei soldati giovanissimi che in trincea persero la ragione e impazzirono per l’orrore. Proprio come accade a Georgie, rinchiuso in un ospedale, a due ore da casa, vittima delle proprie ossessioni. Alfie però è coraggioso: per aiutare sua madre che si ammazza di lavoro, comincerà a lustrare le scarpe vicino alla stazione di King’s Cross, fino al giorno in cui, su quei treni che vede passare, ci salirà lui stesso. Da solo.

Un ragazzino di ormai nove anni che sa di aver perso tutto – anche la sua amica del cuore Kalena, portata via sull’isola di Man – ma di non poter sopportare a lungo quella situazione. Si ribella. È lui a incarnare il principio di realtà. È lui a preparare l’evasione di un padre svanito. Forse non è una buona idea, ma un modo leale per rovesciare le bugie e costringere tutti a gettare lo sguardo lontano.

Il tono lieve e serrato del libro assume il punto di vista del bambino, senza mai indulgere in sentimentalismi. Alfie non tentenna, cade e si rialza. Fino a quando la guerra finisce e suo padre riacquisterà se stesso, appoggiandosi agli affetti e alla semplicità della sua esistenza.